INFORMAZIONI SUL COMITATO

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Il comitato nasce a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare resa effettiva dalla Legge Sviluppo “ Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in Luglio 2009 dal Governo. Il vecchio piano CNEN risalente agli anni 80’ prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta, e ad oggi mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna tristemente alla ribalta. Ad aggravare quest’ipotesi dobbiamo anche registrare l’intervento del Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato quest’estate la disponibilità ad accoglierne una nella nostra Regione. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, nel nostro territorio e in tutto il territorio nazionale ribadendo l’importanza di investire nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile in linea con altri paesi europei

lunedì 22 febbraio 2010

COMUNICATO STAMPA

Valdegamberi: ‘Torretta è un sito adatto per ospitare una centrale nucleare’

Il sindaco di Legnago Rettondini non viene nemmeno a presentare i candidati a presidente e consigliere alle prossime elezioni regionali.

Davanti a un pubblico di 230 persone l’assessore della Regione Veneto Stefano Valdegamberi, invitato assieme ai candidati presidente e consigliere alle prossime regionali, ha confermato durante un incontro pubblico svoltosi lo scorso sabato in sala civica a Legnago che ‘Torretta è un sito che risponde alle caratteristiche richieste per ospitare una centrale nucleare’.

L’incontro, organizzato dal Comitato Antinucleare di Legnago e Basso Veronese e moderato dall’Avv. Giovanni Trevisan, è servito per mettere a confronto le opinioni sul nucleare delle forze politiche che si presenteranno alle elezioni regionali di marzo. Sono intervenuti i candidati presidente: Gianluca Panto (PNV) e Silvano Polo (Partito dei Veneti), video intervistati Giuseppe Bortolussi (PD) e David Borrelli (Lista Veneto a 5 Stelle) sostituiti rispettivamente da Franco Bonfante e Gianni Benciolini, mentre ha mandato uno scritto Antonio De Poli (UDC) sostituito da Stefano Valdegamberi. Noi del Comitato Antinucleare abbiamo così voluto rendere un servizio alla popolazione e ai cittadini (che hanno risposto con calore visto che le due sale, unite per l’occasione, erano zeppe e decine di persone erano in piedi) chiedendo una chiara posizione per il sì o per il no al nucleare.

Accettiamo con soddisfazione le risposte del consigliere regionale uscente Franco Bonfante (PD) che, seppur con qualche distinguo, ha dichiarato la propria contrarietà all’introduzione delle centrali in Veneto e in Italia. Più chiara la risposta di Fabio Salviato rappresentante della Lista IDEA, che ha sottolineato che ‘ l’antinucleare noi ce l’abbiamo già nel simbolo elettorale’. E di David Borrelli e Gianni Benciolini (Lista Veneto a 5 Stelle), di Fiorenzo Fasoli (Federazione della Sinistra) e Paolo Andreoli (Sinistra Ecologia Libertà) che hanno dichiarato la loro netta contrarietà al programma nucleare.

E’ apparso chiaro a tutti che la Lega si nasconde con ipocrisia, il sindaco Rettondini (regolarmente invitato) non è nemmeno intervenuto per accogliere i candidati o mandato un sostituto.
E’ così che si presenta la maggiore istituzione locale di Legnago ai propri cittadini su una questione così importante per tutto il territorio? Non da meno è stato il ministro e candidato Zaia, che ha rifiutato l’invito e il testa a testa con gli altri candidati affermando di non volere il confronto con nessuno: ‘Vengo a Legnago soltanto se sono da solo’, ci ha detto dopo aver appoggiato la legge che reintroduce il nucleare a Roma, mentre in Veneto viene a dire che la nostra regione ‘è antropizzata e non adatta alle centrali’ e che ‘il nucleare si potrebbe fare ma non da noi’.
Il federalismo è una parola vuota, un puro slogan se chi lo ha sventolato per anni lascia decidere al governo centrale senza nemmeno informare correttamente e consultare la gente.

Pensiamo che la risposta migliore alla scarsa informazione e alle bugie sul nucleare che Berlusconi e Scajola dettano in tivù e sui giornali sia stata l’introduzione di Ciafani di Legambiente che con dati scientifici ha svelato cosa c’è dietro le ‘dieci bugie’ che vengono da mesi continuamente buttate senza ritegno sulla gente, impedendo il formarsi di una opinione indipendente e serena.

Da parte nostra continueremo nella nostra opera di informazione per mostrare a tutti quanto l’opzione nucleare sia pericolosa per la salute, disastrosa per il nostro territorio che non avrà la possibilità di sviluppo e antieconomica: le nostre tasche si svuoteranno per andare a riempire quelle di chi considera il nostro territorio un puro oggetto di sfruttamento selvaggio.


Ecco un efficace sintesi dell'incontro di Sabato 20 Febbraio tratto da www.movetico.org


Nucleare a Legnago? è l’eloquente titolo dell’incontro dibattito (gran folla di gente, ndr) organizzato sabato scorso dal comitato antinucleare di Legnago e basso veronese che aveva invitato i candidati alla presidenza della regione Veneto affinché rispondessero a vari quesiti sull’argomento. L’iniziativa si colloca nell’ambito dell’attività del comitato, nato a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare, resa effettiva dalla legge sviluppo “Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in luglio scorso dal governo. Il vecchio piano Cnen risalente agli anni 80’, prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta e ad oggi, mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna alla ribalta. Ad aggravare l’ipotesi della costruzione di una centrale, l’intervento quest’estate del presidente della regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato la disponibilità ad accoglierne una. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, ribadendo l’importanza di investire nel risparmio ed efficienza energetica e fonti di energia rinnovabile.
Erano presenti anche Fabio Salviato presidente di Banca Etica e del Movimento Etico Solidale, tra i fondatori della lista Idea e il candidato nella lista veronese Federico Carazzolo. Tra i vari esponenti politici: Gianluca Panto (Pnv/Pne), Silvano Polo (partito dei Veneti), Franco Bonfante in sostituzione di Giuseppe Bortolussi (guarda il video delle risposte) (Pd – Centro sinistra) Ber, Gianni Bengiolini (lista civica a 5 stelle) al posto di Davide Borrelli. Antonio De Poli (Udc) che ha inviato risposte scritte era rappresentato inizialmente da Stefano Valdegamberi assessore regionale che poi è dovuto scappare a Verona per raggiungere “il suo capo” Casini. Grande assente Luca Zaia (Lega Nord – Partito delle Libertà) attuale ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Moderatore Giovanni Trevisan.

Nell’introduzione il presidente Lino Peronato ha citato un frase di Salviato ormai diventata celebre: “Se i 3 milioni di persone che hanno esposto la bandiera della pace installassero sulle loro case pannelli fotovoltaici produrrebbero un energia equivalente a sei centrali nucleari”. Ha esposto di seguito le motivazioni della contrarietà al nucleare, problema smaltimento scorie radioattive, danni alla salute, proponendo come soluzione l’utilizzo delle rinnovabili. “E’ giunto il tempo che i cittadini prendano in mano il loro destino –ha dichiarato – non votiamo chi è favorevole al nucleare o è ambiguo”.
Stefano Ciafani di Legambiente ha esposto una relazione scientifica dove ha sbugiardato molti luoghi comuni. La tecnologia nucleare è antieconomica ciò confermato dagli studi del politecnico di Boston, inquinante, vecchia e costosa. 436 sono nel mondo gli impianti attivi, 53 quelli in costruzione e di questi 37 tra Cina, Russia, India e Corea del Nord paesi che non hanno il mercato elettrico libero e non sono di certo democratici. Anche la cancelliera tedesca Merkel ha affermato che il nucleare è una tecnologia ponte verso la Germania delle rinnovabili, infatti la politica dei teutonici è allungare la vita delle vecchie ma non costruirne di nuove. Visti tutti gli effetti negativi, le centrali servirebbero solo alle grandi aziende energetiche che manipolano il settore elettrico.
I vari politici presenti hanno ribadito la loro contrarietà al nucleare anche se sono emerse numerose sfumature e contraddizioni specialmente nell’Udc.

“Per uscire dalla crisi – ha detto Salviato – bisogna progettare un nuovo sistema economico”. Se la Cina arrivasse allo stesso livello di sviluppo dell’occidente sarebbe necessaria l’energia di cinque pianeti. Bisogna dunque adottare buone pratiche e green economy “da decenni noi lo stiamo facendo”. Gli 8 miliardi di euro che si spenderebbero per le centrali nucleari dovrebbero essere impiegati per riqualificare il risparmio energetico. “In un anno installando pannelli fotovoltaici ho risparmiato 1000 euro – assicura Salviato – e senza emettere co2”. Da consumatori insomma diventare produttori di energia, questo permetterebbe di creare 20mila posti di lavoro. “Ma per far questo ci vogliono politici che sappiano tradurre il buonsenso (scroscio di applausi, ndr). La lista Idea è nettamente contraria al nucleare e ciò è ben espresso anche all’interno del nostro simbolo”. Il candidato Federico Caracciolo ha illustrato il programma della lista Idea ribadendo il no alle centrali nucleari.

Il dibattito è proseguito in modo molto acceso, il pubblico sembrava a tratti quasi inferocito. La proposta più interessante emersa è la creazione di un parco naturale nella zona dove potrebbe essere costruita la centrale nucleare

venerdì 12 febbraio 2010

QUELLO CHE SCAJOLA NON DICE


.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data: 02/02/2010

- Pubblicato da L'Unità il 1/02/10

L’ERRORE NUCLEARE. Il Ministro Scaiola sul nucleare fa affermazioni gravi e sbagliate.
Scaiola confessa che dal 2012 l’Italia pagherà l’infrazione agli impegni con l’Europa (il 20- 20- 20) pur sapendo che il nucleare entrerebbe in funzione solo nel 2020 e dà per scontato che i cittadini italiani pagheranno dal 2012 nelle bollette 3 milioni al giorno , invece puntando subito sulle energie rinnovabili e sul risparmio l’Italia potrebbe rientrare negli obiettivi europei.
Scaiola dice che lo Stato sborserà solo pochi milioni di euro per l’Agenzia per la sicurezza, è la conferma che l’Agenzia prevista dal Governo non garantisce i cittadini e l’ambiente. In Francia l’Agenzia ha un budget di centinaia di milioni di euro e centinaia di tecnici.
Inoltre l’a.d. di Enel non solo vuole togliere i poteri sulle centrali alle Regioni (Scaiola è d’accordo) ma chiede garanzie tariffarie per garantire gli investitori e quindi se non pagherà lo Stato pagheranno i cittadini con le bollette.
Il nucleare non costa meno: per costruire una centrale occorrono circa 7 miliardi di euro (Canada ha rinunciato), il prezzo dell’uranio è in crescita e importeremo tutto: tecnologie e uranio. Nei costi vengono ignorati smantellamento delle centrali e scorie, che rimarrano per secoli alle nuove generazioni.
L’eolico invece ha costi inferiori (dati Governo USA) ma è fonte rinnovabile e pulita.
CGIL-Lega Ambiente hanno presentato un piano per le energie rinnovabili, confermato da Il sole 24 ore, che creerebbe 100.000 posti di lavoro qualificati, così si potrebbero rispettare gli obiettivi europei del 20-20-20 su tutta l’energia, mentre il Governo con il nucleare arriva al 5 %.
Negli USA dall’incidente di Tree miles Island (30 anni) non si costruiscono nuove centrali nucleari perchè non convenienti e non sicure.
Solo Scaiola può dire che le scorie prodotte nelle nuove centrali saranno poche, per di più quelle degli impianti chiusi sono ancora lì e lo smantellamento non è mai iniziato.
La faciloneria del Ministro conferma che il Governo vuole le centrali e nasconde la pericolosità di impianti come quelli che si vorrebbero insediare in Italia. Le Agenzie francese, inglese e finlandese chiedono per sicurezza perfino una riprogettazione informatica delle centrali EPR.
Il Governo vuole imporre comunque le centrali, anche contro le Regioni, finge di non conoscere le localizzazioni e ha previsto procedure di vera e propria militarizzazione dei siti prescelti.
Occorre un NO netto al nucleare nella campagna elettorale, sostenendo i ricorsi delle Regioni contro la legge 99/2009 e con l’impegno a promuovere un referendum abrogativo (5 Regioni possono farlo) se il Governo insisterà sulla scelta.
L’Italia non ha le risorse per fare tutto, il nucleare è alternativo allo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili.
Alfiero Grandi

Nucleare, scelti i criteri.

Nucleare, scelti i criteri. Cdm approva decreto

Ansa.it
10 febbraio, 14:16

ROMA - Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legislativo sui criteri per la localizzazione dei siti nucleari. Lo si apprende da fonti di governo.

"Il provvedimento si caratterizza per la trasparenza e il rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell'ambiente". Lo afferma in una nota il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, riferendosi al decreto legislativo sui criteri per l'individuazione dei siti nucleari approvato oggi in via definitiva dal consiglio dei ministri. "Individuato il percorso - aggiunge Scajola - per il riavvio del nucleare, i primi lavori nei cantieri dal 2013 e la produzione di energia elettrica dal 2020".

Il Consiglio dei Ministri, ottenuti i previsti pareri, ha dunque approvato in via definitiva il decreto legislativo che individua il percorso da seguire per riavviare il nucleare e che porterà a cominciare i primi lavori nei cantieri nel 2013 e la produzione di energia elettro-nucleare al 2020, "consentendo una maggior sicurezza degli approvvigionamenti energetici, una minore dipendenza dalle importazioni e prezzi allineati a quelli europei", sottolinea in una nota il ministero dello Sviluppo economico. Il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha sottolineato che "il provvedimento si caratterizza per due aspetti: la trasparenza e il rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell'ambiente.

La trasparenza vuol dire il coinvolgimento della popolazione e delle istituzioni in tutte le fasi decisionali, di cui verrà continuamente data evidenza. Con il secondo aspetto i nuovi impianti saranno tenuti a rispettare i più elevati criteri di sicurezza relativi alla tutela della salute della popolazione e alla protezione dell'ambiente. Tale assoluto rispetto sarà sottoposto a rigorosa valutazione", ha precisato Scajola. In sostanza il governo, con l'approvazione del decreto, ha definito - spiega il ministero - il quadro normativo di riferimento per i soggetti che intenderanno realizzare i nuovi impianti nucleari. "Con la prossima nascita dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e la predisposizione della strategia nucleare, gli operatori potranno proporre i siti per la realizzazione degli impianti e presentare i progetti per le relative autorizzazioni", spiega ancora la nota. Il decreto definisce dunque criteri generali, procedure, vincoli e benefici per la realizzazione di impianti nucleari.

- SITI, CRITERI PER LA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI. Il decreto individua i criteri generali per l'idoneità dei territori ad ospitare un impianto. Saranno le imprese interessate a indicare i siti, che dovranno rispettare le caratteristiche previste dalla normativa.

- PROCEDURE AUTORIZZATIVE. Il processo si basa sulla "autorizzazione unica" - spiega ancora il comunicato dello Sviluppo economico - per la realizzazione e l'esercizio di ogni singolo impianto, che prevede il coinvolgimento delle Regioni interessate.

- TRASPARENZA E COINVOLGIMENTO POPOLAZIONE. "Il decreto prevede la più ampia partecipazione delle Regioni, degli enti locali e delle popolazioni, anche attraverso consultazioni, sulle procedure autorizzative, sulla realizzazione, sull'esercizio e sulla disattivazione degli impianti nucleari, così come sulle misure di protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell'ambiente", dice il ministero.

- BENEFICI, MISURE COMPENSATIVE. Il decreto stabilisce che vengano riconosciuti benefici economici per le popolazioni, le imprese e gli enti locali dei territori interessati dalla realizzazione di impianti nucleari. Tali benefici sono a carico dei soggetti coinvolti nella costruzione e nell'esercizio degli impianti. Concretamente i benefici consentiranno la riduzione della spesa energetica dei consumatori finali del territorio interessato, della Tarsu, dell'addizionale Irpef, dell'Irpeg e dell'Ici.

- SMANTELLAMENTO IMPIANTI E DEPOSITO. I costi relativi allo smantellamento degli impianti a termine esercizio sono a carico degli stessi operatori che hanno realizzato le stesse installazioni, per il tramite di un apposito fondo. Lo smantellamento è affidato a Sogin. Il decreto, inoltre, prevede la creazione di un deposito nazionale realizzato in un più ampio Parco tecnologico che conterrà anche un centro di ricerca sul trattamento delle scorie nucleari.

venerdì 5 febbraio 2010

Eolico record in Italia, nel 2009 +1.100Mw: siamo i terzi produttori in Europa

tratto da: www.notizie.tiscali.it il 04/02/2010

In Italia continua a soffiare l'energia del vento che nel 2009 ha registrato un altro anno record con oltre 1.100 MW installati e una potenza eolica efficiente di 4.850 MW. La Penisola mantiene così la terza posizione in Europa dopo la Germania (quasi 26.000 MW nel 2009) e la Spagna (19.149). A livello mondiale è sesta, in testa gli Usa con oltre 35.000 MW e una crescita del 40% rispetto al 2008. Sul fronte interno, a livello regionale, regina del vento 2009 è la Puglia con 1.158 MW, 916 pale e una crescita del 22,5% rispetto al 2008 tallonata dalla Sicilia che ha visto una crescita dell'eolico in un anno del 41% raggiungendo quota 1.115 MW e 977 pale eoliche.
I dati dell'Anev - Questa la fotografia scattata dall'Associazione nazionale del vento (Anev). In particolare, a livello nazionale, gli aerogeneratori sono 4.236 e, nel 2009, la crescita di energia in questo settore delle rinnovabili è stata del 30% sul 2008. Nel mondo, rileva il Global Wind Energy Council (Gwec), la potenza installata 2009 risulta pari a 157.900 MW. Exploit della Cina che lo scorso anno ha fatto il 'pieno' di eolico con una crescita del 106% rispetto al 2008 e 25.104 MW installati.
L'Europa detiene circa la metà della potenza installata sull'intero Pianeta con 76.152 MW al 2009 e una crescita del 15% mentre il resto del mondo ha all'attivo energia del vento pari a 81.747 MW e una crescita sicuramente maggiore dell'Europa con quasi il doppio (+49%).
L'Italia mantiene una buona posizione ma il distacco con i primi della classe è grande: 4.849MW rispetto in Europa ai quasi 26.000 della Germania e gli oltre 19.000 della Spagna ma anche nel mondo dopo le alte performance di Usa, Cina e India che, con Germnia e Spagna costituiscono la cinquina dell'eolico. Italia 6/a batte di poco la Francia (4.492MW al 2009). In tal senso l'Anev sottolinea come "il nostro Paese ha oramai il passo del resto del mondo e che, seppur ancora non al livello dei principali mercati europei, è in linea con il raggiungimento degli obiettivi Comunitari in tema di rinnovabili al 2020".
Anno record il 2009, secondo l'Anev, anche per quanto riguarda la produzione elettrica pari a circa 6,7 TWh equivalenti ad oltre il 2,1% del Consumo interno lordo. "I dati del 2009 - riferisce l'Anev - sono in linea con gli obiettivi settoriali, e consolidano il dato del 2008, consentendo all'Italia di rimanere nell'eolico il terzo Paese in Europa e il sesto nel mondo, nonostante il quadro normativo del settore non sia ancora stato definitivamente completato".
Il settore prevede Autorizzazione Unica, Ripartizione dell'obbligo tra le Regioni, Linee Guida e adeguamento delle infrastrutture energetiche. Interventi "necessari - afferma l'Anev - che l'Associazione auspica vengano presto assunti dal Governo e che consentirebbero di sfruttare pienamente il reale potenziale eolico nazionale, stimato in oltre 16.000 MW".

giovedì 4 febbraio 2010

Governo impugna leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata

L'esecutivo sottoporrà alla Corte Costituzionale le normative che impediscono la costruzione di centrali sul territorio delle tre Regioni. Il ministro Scajola: una decisione "necessaria per questioni di diritto e di merito, per evitare un precedente pericoloso". Il verde Bonelli: "Atto fuori dalla democrazia: dov'è finito il federalismo?"

Repubblica 4.02.2010

ROMA - Il consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania che impediscono di costruire centrali nucleari sul loro territorio. Una scelta fatta dall'esecutivo su proposta del ministro dello Sviluppo Claudio Scajola d'accordo con il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto.

"L'impugnativa delle tre leggi è necessaria per questioni di diritto e di merito - afferma Scajola - In punto di diritto le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l'esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell'ambiente della sicurezza interna e della concorrenza (art. 117 comma 2 della Costituzione)". "Non impugnare le tre leggi - continua il ministro dello Sviluppo economico - avrebbe costituito un precedente pericoloso perché si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione diinfrastrutture necessarie per il Paese".

"Nel merito - prosegue Scajola - il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell'energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo".

Dopo aver chiarito che l'esecutivo "impugnerà tutte le eventuali leggi regionali che dovessero strumentalmente legiferare su questa materia strategica per il Paese", il ministro conferma che "al prossimo Consiglio dei ministri del 10 febbraio ci sarà l'approvazione definitiva del decreto legislativo recante tra l'altro misure sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari".

"La questione nucleare è di rilevante importanza per le strategie di politica economica ed energetica del governo, e investono un punto fondamentale nei rapporti fra competenze statali e regionali. L'art. 7 del decreto-legge n. 112/2008, convertito in legge n. 133/2008, definisce la strategia energetica nazionale posta in essere, perseguendo, fra l'altro, l'obiettivo della realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare", aggiunge Scajola ricordando poi che "sulla medesima questione si è già pronunciata nel senso esposto la Corte costituzionale".

"Un atto fascista e fuori dalla democrazia", denuncia il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. "E' sempre più evidente, ormai, la volontà di mettere i cittadini italiani davanti al fatto compiuto rispetto alla costruzione delle centrali nucleari, imponendole con l'esercito ed ignorando completamente la democrazia e le scelte delle regioni. Viene da chiedersi dov'è finito il tanto declamato federalismo di cui una delle forze della maggioranza, la Lega, ha fatto il proprio oggetto sociale".

mercoledì 3 febbraio 2010

Dal Consiglio veneto sì a centrali nucleari
ENERGIA. Dibattito e polemiche. Scontro con il Pd, la Lega si astiene

3/2/2009


Bocciata in aula la richiesta dell'opposizione di dire «no» a impianti atomici nella nostra regione Una centrale nucleare
Con 16 voti a favore (il centrosinistra), 24 contrari (il centrodestra) e 7 astenuti (i consiglieri della Lega) l'aula di palazzo Ferro-Fini ha bocciato la richiesta delle opposizioni di dire "no" ad impianti nucleari in Veneto.
Il tema del nucleare, proposto da 11 emendamenti presentati dal centrosinistra sulla manovra finanziaria in discussione in Consiglio regionale, ha impegnato buona parte dei lavori d'aula del pomeriggio dell'assemblea regionale. Gli esponenti del centrosinistra, attraverso la proposta di aggiungere un articolo aggiuntivo alla legge finanziaria che preveda nuove «disposizioni in materia di energia», hanno tentato di far affermare dall'aula consiliare il principio che il territorio della regione Veneto «è precluso all'installazione di impianti di produzione di energia elettrica nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi», in considerazione «dell'elevato tasso di antropizzazione, del rischio sismico e idrogeologico, dell'antieconomicità e dei margini di rischio connessi all'uso di reattori nucleari di terza generazione».
«Il Veneto è tutta zona sismica - ha spiegato il capogruppo del Pd Giovanni Gallo - come potrebbe ospitare una delle 4 centrali nucleari previste dal governo Berlusconi? Chiediamo che i cittadini veneti possano pronunciarsi e decidere del proprio futuro. In particolare chiediamo che la Lega e tutte le forze politiche si pronuncino chiaramente, senza ipocrisie e senza ambiguità».
Gli esponenti del centrosinistra si sono alternati a più voci nell'elencare tutte le ragioni di contrarietà ad un eventuale impianto nucleare nel Veneto, sottolineando l'antieconomicità dell'investimento (Nicola Atalmi, Pdci), il crescente costo dell'uranio (Andrea Causin, Pd), la vocazione turistica del territorio veneto e in particolare delle sue coste balneari (Lucio Tiozzo, Pd), i rischi delle tecnologie di terza generazione adottate e ormai obsolete (Gianfranco Bettin, Verdi), l'autosufficienza energetica del Veneto che non ha bisogno di impianti nucleari (Carlo Covi, gruppo misto), le contraddizioni di una Giunta che si pronuncia, assente la Lega, a favore del nucleare senza dotarsi prima del necessario piano energetico regionale (Pietrangelo Pettenò, Rc).
La maggioranza, da parte sua, ha respinto la sequenza di emendamenti del centrosinistra, dividendosi tra la posizione ribadita a nome dell'esecutivo dall'assessore Renzo Marangon (Pdl) che ha scandito in aula «questa Giunta è favorevole al nucleare e quella che verrà (Zaia è contrario al nucleare in Veneto - ndr) dovrà fare i conti con una fortissima parte della maggioranza che è favorevole all'energia proveniente dall'atomo», e quella espressa dal capogruppo della Lega Roberto Ciambetti che nel criticare la strumentalità dell'emendamento delle opposizioni ha affermato che il partito del Carroccio è favorevole alla scelta nucleare ma ritiene che il Veneto, grazie alla centrale riconvertita di Porto Tolle, a quella di Loreo e agli impianti in via di autorizzazione, sarà ampiamente autosufficiente dal punto di vista energetico. «E' antieconomico e illogico costruire una centrale nucleare in Veneto - ha spiegato Ciambetti - per poi trasportare altrove l'energia prodotta disperdendone così parte nelle reti distributive».
«Preferisco e apprezzo la chiarezza della posizione assunta da Marangon - ha commentato Bettin - rispetto a quella dei 'fighetti' della Lega, come il candidato governatore Luca Zaia, che si dicono favorevoli al nucleare purché gli impianti siano realizzati altrove».
Per Gallo il voto diversificato espresso dalla maggioranza evidenzia ancora una volta «l'ambiguità della Lega» e l'«assenza di una posizione unitaria della Giunta. I voti di astensione valgono comunque come voti contrari - ha aggiunto - quindi prendiamo atto che in Veneto la Lega come il Pdl sono a favore del nucleare».