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Il comitato nasce a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare resa effettiva dalla Legge Sviluppo “ Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in Luglio 2009 dal Governo. Il vecchio piano CNEN risalente agli anni 80’ prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta, e ad oggi mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna tristemente alla ribalta. Ad aggravare quest’ipotesi dobbiamo anche registrare l’intervento del Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato quest’estate la disponibilità ad accoglierne una nella nostra Regione. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, nel nostro territorio e in tutto il territorio nazionale ribadendo l’importanza di investire nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile in linea con altri paesi europei

venerdì 12 marzo 2010

RINNOVABILI. ITALIA NON NE PRODURRA' A SUFFICIENZA PER IL 2020

Da LA STAMPA.it del 11/03/2010

Bruxelles, 11 mar. (Apcom) - L'Italia è uno dei cinque Stati membri dell'Ue che prevede di non riuscire a conseguire entro il 2020 il proprio obiettivo nazionale di aumento dell'energia prodotta da fonti rinnovabili nel suo fabbisogno energetico, e che intende acquistare all'estero l'energia 'verde' supplementare necessaria per rispettare gli obblighi del 'Pacchetto clima' dell'Ue. Il dato , non nuovo, è stato confermato ufficialmente oggi a Bruxelles dalla Commissione europea, che ha pubblicato i le previsioni inviate dai governi dei Ventisette riguardo alla produzione e importazione delle rinnovabili nei prossimi 10 anni. Le previsioni degli Stati membri, a detto Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all'Energia Guenther Oettinger, "confermano che l'Ue riuscirà a raggiungere, e addirittura superare, l'obiettivo del 2020", ovvero l'aumento al 20% della quota del consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili (nel 2005 si era all'8,5%). Secondo le proiezioni, si dovrebbe raggiungere il 20,3%. Si tratta, ha osservato la portavoce, di "un segnale molto positivo che dimostra come gli Stati membri prendano sul serio la politica Ue a favore delle energie rinnovabili". Oltre all'Italia, solo quattro altri paesi (Belgio, Danimarca, Lussemburgo e Malta) dovranno ricorrere alle importazioni di energia 'verde' per conseguire i propri obiettivi nazionali, mentre 12 dei 27 Stati membri (comprese Francia e Gran Bretagna) prevedono sia sufficiente la propria produzione nazionale di rinnovabili, e 10 riusciranno addirittura a superare il target. Fra questi, la Germania, la Svezia, la Spagna e la Polonia Quel che emerge subito dal confronto con gli altri paesi è la mancanza di determinazione dell'Italia a produrre nella Penisola stessa tutta l'energia rinnovabile che servirebbe per rispettare l'obiettivo nazionale (il 17% nel 2020, rispetto al 5,2% del 2005), nell'ambito dell'obiettivo comunitario complessivo del 20%, e questo nonostante il fatto che i sussidi pubblici italiani per incentivare la produzione di elettricità rinnovabile siano i più alti di tutta l'Ue, pari a 70 euro per Megawatt/ora generato, e che il potenziale per il solare del Mezzogiorno (in particolare Sicilia, Puglia, e Sardegna) sia il più alto d'Europa insieme a quello del Sud della Penisola iberica. L'Italia, secondo quanto il governo stesso ha comunicato a Bruxelles, intende investire e generare posti di lavoro in paesi terzi piuttosto che utilizzare tutto il potenziale che ha in casa propria: prevede, infatti, di acquistare energia rinnovabile e biocarburanti per circa 4 Mtep (miliardi di tonnellate di equivalente petrolio) all'anno (calcolati al 2020) da alcuni paesi terzi, e in particolare fino a 1,1 Mtep di elettricità 'verde' da Albania, Croazia, Montenegro, Svizzera e Tunisia. Nel rapporto italiano si prevede anche la crescita di queste importazioni in quattro tappe: 0,086 Mtep nel 2014, 0,860 nel 2016, 1,170 nel 2018 e 1,170 anche nel 2020. (Segue) Copyright APCOM (c) 2008

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