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Il comitato nasce a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare resa effettiva dalla Legge Sviluppo “ Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in Luglio 2009 dal Governo. Il vecchio piano CNEN risalente agli anni 80’ prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta, e ad oggi mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna tristemente alla ribalta. Ad aggravare quest’ipotesi dobbiamo anche registrare l’intervento del Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato quest’estate la disponibilità ad accoglierne una nella nostra Regione. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, nel nostro territorio e in tutto il territorio nazionale ribadendo l’importanza di investire nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile in linea con altri paesi europei

giovedì 22 aprile 2010

Desertec, l'energia rinnovabile dal deserto.

Fonte:il soleatrecentosessantagradi - Aprile 2010

Da un articolo su il soletrecentosessantagradi, Paul Van Son, Presidente della EFET e della Energy4All Foundation, ha spiegato il progetto Desertec.

Paul Van Son ha passato circa 30 anni a ricoprire incarichi manageriali per l'industria energetica europea, oggi è stato nominato CEO della joint venture della Desertec Industrial Initiative. (DII).

Desertec, così si chiama il progetto che ha l'obbiettivo di costruire grandi centrali solari ed eoliche sui deserti e nelle zone aride del Medio Oriente e dell'Africa del Nord. L'energia prodotta verrà utilizzata per far fronte alla crescente richiesta di fabbisogno energetico e di desalinizzazione dell'acqua marina dei Paesi ospitanti le centrali, inoltre, parte di questa energia verrà trasportata in Europa mediante cavi a corrente continua ad alta tensione.

Dietro a questo grande progetto, oltre alla DLR (agenzia spaziale tedesca), troviamo TREC (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation) e Fondazione Desertec, dove risiedono scienziati, esperti di rinnovabili e politici. Per fare un esempio, gli studi fin qui svolti dichiarano che basterebbe lo 0,3% dell'intera superficie dei deserti delle zone del Medio Oriente ed Africa del Nord, per coprire la richiesta elettrica di questi paesi e dell'Europa. Inoltre, nella zona del Mar Rosso e del Marocco, sarebbe particolarmente conveniente per l'installazione di centrali eoliche. Solare ed eolico così prodotto potrebbe essere diviso tra Africa del Nord ed Europa con perdite limitate intorno al 10-15%.

Un passaggio fondamentale in questo progetto è accaduto in Luglio 2009, quando è stata creata la DII (Desertec Industrial Initiative), che non è altro che un'iniziativa a livello privato di Europa ed Africa del Nord, che ha come compito la trasformazione in realtà del progetto Desertec. Di questa iniziativa fanno parte dodici leader tra le società elettriche, banche, assicurazioni, costruttori di componenti e sistemi.

Già dal 2012 la DII si propone per realizzare le condizioni base per consentire un ambiente favorevole agli investimenti per fornire energia e acqua ai Paesi ospitanti e trasportare una parte dell'elettricità prodotta in Europa. L'arrivo di questa energia pulita, provocherà un'accelerazione verso il processo di riduzioni delle emissioni di CO2, inoltre questo fenomeno assicurerà un incremento dei posti di lavoro, dei profitti e anche miglioramenti alle infrastrutture per i popoli del Medio Oriente e dell'Africa del Nord.

Per avere un'idea, possiamo dire che nel periodo compreso tra il 2020 e il 2025 si potrà iniziare a trasferire 60 TWh/a fino ad arrivare a 700 TWh/a entro il 2050, così facendo, se prendiamo come riferimento le emissioni di anidride carbonica del 2000, possiamo dire che potremo ridurle del 38%.

Per poter trasferire questa energia è necessario realizzare una combinazione di reti a corrente alternata e reti a corrente continua ad alta tensione.

Uno dei principali compiti della DII è quello di creare la fiducia nel progetto, da parte dei paesi proprietari delle zone desertiche, anche se comunque l'ultima parola spetterà comunque a loro. Inutile dire, che se questo progetto avrà futuro, l'Europa potrà soddisfare i limiti di emissioni del 2020 ed oltre.

Ad oggi la sfida più importante è quella di realizzare dei meccanismi provvisori per la diminuzione del gap tra i costi e i prezzi di mercato, al momento attuale ci sono due fazioni, chi sostiene che gli attuali prezzi di mercato non sono poi così realistici, dall'altra chi continua a rimandare il conto da pagare alle generazioni future.

In conclusione possiamo affermare che il potenziale offerto da quest'area geografica è tale per garantire un totale abbandono delle energie non rinnovabili (quindi anche dal nucleare, in quanto è stato considerato tale dai patti di Kyoto dopo il vertice di Bonn).

1 commento:

  1. http://preve.blogautore.repubblica.it/2010/04/28/il-nucleare-che-paga-luniversita/

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