tratto da notizie.tiscali.it
Nonostante tutto, la scelta del governo sul nucleare appare irreversibile. La visita dell'"amico" Putin a Silvio Berlusconi ha aggiunto nuovi tasselli nel difficile cammino verso la nuclearizzazione dell’Italia: i finanziamenti russi si aggiungeranno alla tecnologia francese per la realizzazione di centrali di terza generazione. L’annuncio del premier - “avvieremo i lavori del primo reattore entro tre anni” -, fatto alla presenza del presidente russo, ha sollevato nuovamente il tono dello scontro politico. Anche perché lo spauracchio del dissenso induce il governo a mantenere il silenzio sulla scelta dei siti. Ma scontri non ce ne saranno, dice il governo, almeno stando a quanto scritto dal ministero per lo Sviluppo economico, di cui è titolare Claudio Scajola, in risposta a un'interrogazione parlamentare presentata da undici senatori del Pd. “Spetterà all'Agenzia per la sicurezza nucleare - è scritto nel documento firmato dal sottosegretario Stefano Saglia e datato 13 aprile 2010 - l'esame della rispondenza dei siti proposti ai criteri e ai parametri individuati e la conseguente certificazione degli stessi che sarà successivamente sottoposta dal governo all'intesa con le Regioni interessate”. Parafrasando: nessuna centrale verrà fatta se non con l’accordo con le Regioni. Una rassicurazione alla quale Ignazio Marino, tra i firmatari del documento, non crede proprio: "E' già stata smentita da Berlusconi".
Senatore, perché quanto scritto dal ministro per lo Sviluppo economico non la convince?
"Innanzitutto perché la risposta era assolutamente vaga nei contenuti. Il ministro dice che non ci sarà nessuna centrale se prima non sarà fatta un'identificazione di siti nucleari e nessun inizio lavori se prima non ci sarà un accordo tra Agenzia per la sicurezza nucleare, ministero dell'Ambiente, le Regioni, addirittura con gli enti locali e gli operatori interessati. Ma dall'altra il presidente del Consiglio annuncia che si procederà con la massima speditezza. Tutto questo è preoccupante: perché questa volontà di tornare a produrre energia nucleare?"
Perché secondo lei il nucleare è una scelta sbagliata?
"Secondo me noi non abbiamo bisogno del nucleare, perché si potrebbe produrre solo energia elettrica. E la potenza elettrica già installata in Italia, che è di 94 gigawatt, è già molto superiore all'esigenza del Paese. Nel picco dei consumi, che capita pochissime volte all'anno, utilizziamo 57 gigawatt. E poi c'è il problema delle scorie radioattive che costituiscono un problema per la salute. Non voglio fare del sarcasmo ma mi fido molto di più del giudizio di professori come Vincenzo Balzani o Carlo Rubbia piuttosto che del giudizio - perché stiamo parlando di fisica nucleare - di Silvio Berlusconi o di Vladimir Putin. E Rubbia e Balzani ci dicono che l'operazione dello smaltimento delle scorie nucleari è difficile e pericolosissimo per la salute. Tanto che il governo inglese che prende decisioni su base scientifica ha deciso di rimandare lo smaltimento delle scorie giunte a fine ciclo di 100 anni".
Però Umberto Veronesi ha detto che il nucleare è "pulito".
"Non voglio fare nessuna polemica con il professor Veronesi, ma credo che ci sia una sincera diversità di vedute. L'uranio è pericoloso, non c'è niente da fare. Oltre Chernobyl abbiamo avuto diversi incidenti in Europa negli ultimi anni, con fuoriuscite di materiale radiattivo che avrebbero potuto causare danni come quelli della centrale ucraina 24 anni fa. Ed è evidente che nessuno può negare il pericolo per la salute delle scorie nucleari, che a tutt'oggi è impossibile riprocessare: nella migliore delle ipotesi servono centinaia di anni. E poi, mi chiedo, è meglio investire in una risorsa che non possediamo, l'uranio, che secondo gli esperti sarà disponibile solo per un secolo, o piuttosto in una risorsa come l'energia solare che durerà circa 4 miliardi di anni e che ogni giorno riversa sulla terra una quantità di energia 10mila volte superiore rispetto a quella che l'umanità consuma? E' chiaro che se la mettiamo in termini così pratici non c'è dubbio che la scelta fatta a suo tempo da Rubbia del solare a concentrazione, su cui investono Spagna e Germania, sia la scelta più intelligente con le conoscenze scientifiche di cui disponiamo".
Berlusconi intende utilizzare la tv per far capire agli italiani la bontà del nucleare. Vuole far conoscere - ha detto - agli italiani le testimonianze dei francesi che, dice lui, sono felicissimi di avere le centrali nucleari in casa.
"Questo è un punto importante, meno tecnico e più sociale. E' quanto meno offensivo che un popolo, che tra l'altro ha già deciso con un referendum che non vuole l'energia nucleare, adesso venga convinto dal governo attraverso una fiction televisiva che le centrali sono una cosa buona e conveniente".
Tornano alla mente i filmati dell'Istituto Luce.
"Sì, quei pezzettini di filmati educativi dell'Istituto Luce, dei tempi della mia adolescenza con i quali si voleva far vedere quello che facevano le ferrovie, gli aerei e così via. Ecco forse arriveremo anche a quello per spiegare agli italiani quanto è più sicura e conveniente l'energia nucleare rispetto a quella solare. E' evidente che se gli scienziati che si occupano della materia dicono questo e se attualmente in Europa la potenza elettrica delle centrali nucleari è scesa da un 24% del 1995 al 16% del 2008, se da vent'anni le centrali nel mondo, circa 440, scendono di numero invece di aumentare, è chiaro che l'unico motivo per investire sul nucleare è quello di facilitare gli investimenti di gruppi economici e imprenditoriali che abbiano interessi in questa direzione".
Per questo si fanno accordi con la Russia di Putin?
"E' chiaro che uno show fatto con i mezzi e le risorse di cui dispone il presidente del Consiglio è fatto nell'interesse di un gruppo ristretto piuttosto che nell'interesse generale dei cittadini. Ma poi gli italiani il nucleare non lo vogliono. Nel nuovo numero di aprile di Analisi politica, un mensile di ricerca e comunicazione politica, vengono pubblicati i dati di un sondaggio che dicono che il consenso sul ritorno al nucleare civile, già abbondantemente sotto il 50, scende ulteriormente di 14 punti. E il 60 per cento di chi lo vuole dice 'però non nella mia regione'".
Infatti l'argomento è abbastanza spinoso: in campagna elettorale praticamente non se ne è parlato.
"Io ho cercato di sollevare il discorso durante la campagna elettorale. Ma evidentemente c'era l'interesse di una grande parte di coloro che partecipavano al dibattito che non avevano nessun interesse. C'erano ministri, vedi Zaia, che avevano partecipato al Consiglio dei ministri dove di decise per il nucleare votando favorevolmente e nella Regione dove erano candidati, invece, dicevano 'mai in questo territorio'. Una grande coerenza, non c'è bisogno di commenti".
Come Zaia quasi tutti i governatori. Come farà il governo a trovare l'intesa con le Regioni?
"Vorrei saperlo anch'io. Noi chiedevamo addirittura notizie sui siti, chiedevamo se il ministro fosse in grado di escludere le località intorno al Po "da Trino fino a Nord di Chiasso che già ospita la centrale dismessa di Trino Vercellese e i depositi di Saluggia" loro invece rispondono con un linguaggio vago che non c'è nulla di definito e non ci sarà nulla di definito finché non saranno espletate le procedure che coinvolgono le regioni interessate, i ministeri competenti, l'Agenzia per la sicurezza, gli enti locali, gli operatori interessati. Che non è quello che poi ci dice il padrone del vapore che taglia corto e annuncia entro tre anni l'inizio dei lavori".
All'interno del Pd sono tutti d'accordo sul "no"al nucleare?
"Noi dell'area di 'Cambia l'Italia' (moviemento interno al Pd n.d.r.)abbiamo già detto da tempo che respingiamo il nucleare su tutta la linea e ci siamo impegnati durante la mozione congressuale a portare tutto il Pd sul 'no' netto al nucleare. Ma noi di 'Cambia l'Italia' arriveremo anche ad azioni dimostrative come l'occupazione del suolo in luoghi dove si vorranno creare le nuove centrali nucleari".
E sul referendum proposto da Di Pietro che cosa dite?
"Veramente io non sono contrario in principio al referendum, ma Di Pietro ha depositato i questiti referendari di sua iniziativa, indipendentemente da una decisione del Pd e io personalmente non sono stato coinvolto nella decisione. E' evidente che Di Pietro ha tutto il diritto di procedere senza coinvolgere me o il Pd".
Ma durante la campagna referendaria come vi comporterete?
"Io personalmente credo che questo sia un tema che vada discusso all'interno della segretaria del Partito Democratico e se lì si arriverà credo che dovremmo dare il nostro sostegno. Ma questo fa parte della mia visione del Pd e, l'ho detto tante volte, per me il metodo è dibattere insieme, votare e prendere così la decisione. Il mio voto sarà per dare un contributo, non c'è dubbio".
INFORMAZIONI SUL COMITATO
- COMITATO ANTI NUCLEARE DEL BASSO VERONESE
- Il comitato nasce a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare resa effettiva dalla Legge Sviluppo “ Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in Luglio 2009 dal Governo. Il vecchio piano CNEN risalente agli anni 80’ prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta, e ad oggi mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna tristemente alla ribalta. Ad aggravare quest’ipotesi dobbiamo anche registrare l’intervento del Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato quest’estate la disponibilità ad accoglierne una nella nostra Regione. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, nel nostro territorio e in tutto il territorio nazionale ribadendo l’importanza di investire nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile in linea con altri paesi europei
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