INFORMAZIONI SUL COMITATO

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Il comitato nasce a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare resa effettiva dalla Legge Sviluppo “ Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in Luglio 2009 dal Governo. Il vecchio piano CNEN risalente agli anni 80’ prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta, e ad oggi mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna tristemente alla ribalta. Ad aggravare quest’ipotesi dobbiamo anche registrare l’intervento del Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato quest’estate la disponibilità ad accoglierne una nella nostra Regione. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, nel nostro territorio e in tutto il territorio nazionale ribadendo l’importanza di investire nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile in linea con altri paesi europei

giovedì 11 novembre 2010


Il 16/10/2010 il comitato ha avuto l'onore di poter ospitare il Prof. Virginio Bettini, docente di analisi e valutazione ambientale presso lo IUAV di Venezia.
L'incontro è stato strutturato in più parti, partendo dalla presentazione del libro "Il nucleare impossibile", fino a toccare l'argomento scottante dello stoccaggio delle scorie. Bettini ha arricchito il proprio intervento portando numerose esperienze personali (vedi il caso americano dello Yucca Mountain, dove il prof. si è recato di persona) e numerosi dati tecnici raccolti dai suoi studi.
In due ore Bettini ha saputo "mettere il dito" nelle numerose falle del progetto nucleare italiano ed internazionale, proponendo considerazioni di rilievo e portando alla luce realtà che spesso vengono volutamente nascoste.
Nel nostro canale su You tube ( http://www.youtube.com/user/comitatoantinucleare#p/u/5/9taE0rBCYkI ) potete assistere ai video di questa giornata.
Ringraziamo tutti i presenti all'evento e rinnoviamo l'invito per i prossimi incontri ad essere sempre più numerosi, perchè il nucleare è un problema di tutti.

domenica 7 novembre 2010

IN GRAN BRETAGNA ARRIVA IL CREDITO ECOLOGISTA

Dopo le proteste degli ambientalisti, il ministro del Tesoro britannico ha annunciato che darà il via alla Green Investment Bank, la banca d'affari che finanzierà le tecnologie verdi e le fonti rinnovabili di energia
Due settimane fa gli ambientalisti si erano fatti sentire. Quattro attivisti di Greenpeace avevano scalato la facciata del ministero del Tesoro britannico per appendere uno striscione con un messaggio molto chiaro, diretto al ministro George Osborne: “Remember George. Green Bank = new jobs”. “Ricorda George. La banca verde significa nuovi lavori”. Il riferimento era alla Green Investment Bank, un nuovo istituto bancario, promesso in campagna elettorale dai conservatori per destinare risorse pubbliche allo sviluppo di tecnologie verdi. “Vogliamo la banca verde, perché creerà decine di migliaia di posti di lavoro”, aveva dichiarato Emma Gibson, uno degli attivisti, dopo essere scesa con corde e caschetto giallo dal balcone del palazzo ministeriale.

La preoccupazione degli ambientalisti era palpabile, anche perché il governo, nelle settimane precedenti, era sembrato più propenso a creare un semplice fondo ambientale piuttosto che mettere in piedi un vero e proprio istituto bancario in grado di offrire prestiti, obbligazioni e altri servizi finanziari. Giovedì, dopo giorni di consultazioni e trattative, è arrivata l’attesa risposta di Osborne: “la Green Investment Bank si farà e i particolari sulla sua struttura saranno rivelati entro Natale”. “Vogliamo farla partire nel modo giusto perché dovrà essere un successo”, ha dichiarato Osborne, che ha scelto come consulente niente meno che Nicholas Stern, uno dei massimi esperti al mondo di cambiamenti climatici. “La banca sarà creata al più presto, gli studi sul modello di business sono ormai in una fase avanzata”, ha aggiunto Osborne. In realtà, come evidenziato da Stewart Hosie, parlamentare che fa parte del comitato per la creazione della banca, sarà difficile che la Green Bank riesca ad essere operativa prima del 2013. Gli ostacoli da superare sono ancora molti e la strada è tutta in salita. Ma almeno è stata tracciata.

Una strada che sarà però impossibile percorrere senza gli investimenti dei privati. “Il governo destinerà alla banca 1 miliardo di sterline. Ma questa sarà solo la base, il catalizzatore per far entrare le imprese”, ha dichiarato Osborne. “Dobbiamo fare leva sui capitali privati, altrimenti il progetto è destinato a fallire”.

Le risorse pubbliche per la banca verde, in un periodo di massima austerity per la Gran Bretagna, saranno raccolte vendendo asset statali. Chris Huhne, ministro del clima e dell’energia, avrebbe già messo gli occhi sulla partecipazione del governo in un’impresa per l’arricchimento dell’uranio. “Se vendessimo la nostra quota potremmo raccogliere agevolmente 1 miliardo di sterline da una sola operazione”, ha dichiarato Huhne al quotidiano The Guardian. Alle dichiarazioni non è seguita, per ora, alcuna decisione. Altre fonti hanno parlato anche della vendita ai privati della rete ferroviaria che attraversa il tunnel della Manica, collegando Londra a Parigi e Bruxelles. Ma anche su questa ipotesi non sono ancora arrivate conferme ufficiali.

Secondo quanto reso noto da fonti governative all’inizio della settimana, la nuova banca sarebbe in grado di emettere “green bond”, obbligazioni verdi per raccogliere capitale, e potrebbe contare anche sul supporto della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e del progetto comunitario JESSICA, finalizzato a promuovere crescita e investimenti sostenibili nelle aree urbane. Tra le tecnologie che si progetta di finanziare c’è in primo luogo l’eolico offshore, al largo delle coste del mare del nord. Il governo inglese ha già in cantiere un piano per installare almeno 7.000 turbine eoliche entro il 2020, nell’ambito di un programma per ridurre le emissioni di CO2 del paese del 34% nei prossimi dieci anni.
FONTE: Il Fatto Quotidiano