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Il comitato nasce a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare resa effettiva dalla Legge Sviluppo “ Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in Luglio 2009 dal Governo. Il vecchio piano CNEN risalente agli anni 80’ prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta, e ad oggi mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna tristemente alla ribalta. Ad aggravare quest’ipotesi dobbiamo anche registrare l’intervento del Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato quest’estate la disponibilità ad accoglierne una nella nostra Regione. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, nel nostro territorio e in tutto il territorio nazionale ribadendo l’importanza di investire nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile in linea con altri paesi europei

sabato 4 dicembre 2010

Finlandia, tempi lunghi per il nucleare di terza generazione

A Olkiluoto da cinque anni si costruisce un nuovo reattore nucleare, realizzato con la stessa tecnologia che l'Italia ha scelto per il ritorno all'atomo. I costi sono raddoppiati, tra intralci burocratici e problemi di sicurezza
I primi kilowatt avrebbero dovuto essere prodotti più di un anno fa. Bisognerà invece aspettare almeno l’estate del 2013 per utilizzare l’energia fornita dal primo reattore nucleare di terza generazione Epr (European Pressurized Reactor), in costruzione ormai da oltre cinque anni a Olkiluoto, Finlandia. Ad annunciare l’ennesimo rinvio nel cantiere gestito dal consorzio franco-tedesco Areva-Siemens, è stato lo stesso committente dell’impianto, il gruppo elettrico finlandese TVO, confermando che “la maggior parte dei lavori di costruzione sarà conclusa entro il 2012, il reattore entrerà in servizio entro aprile 2013, per raggiungere la piena operatività solo nella seconda metà dello stesso anno”.

Quattro anni di ritardo per un cantiere infinito, che, da simbolo del rilancio dell’industria nucleare nel mondo si è trasformato negli anni, fra imprevisti tecnici, aumenti di budget e polemiche, in un incubo per chi ha investito nel progetto. Dalla cattiva qualità del calcestruzzo utilizzato nelle fondamenta della centrale, che nel 2006 costò un anno di ritardo al cantiere, fino al richiamo da parte dell’autorità di sicurezza per i difetti di concezione degli apparati di controllo e sicurezza, mese dopo mese, Olkiluoto3 ha anche ingigantito i suoi costi, lievitati di quasi il 50%, con un importo totale per la costruzione stimato oggi a 5,9 miliardi di euro, contro i 3,2 inizialmente calcolati. Talmente un “affare” che nel 2009 Siemens annunciò addirittura di voler abbandonare il progetto. Sull’opera è ormai scontro aperto, con una procedura di arbitrato davanti alla Camera internazionale di commercio di Parigi e richieste miliardarie di risarcimento danni, fra il colosso del nucleare francese Areva che ha progettato l’impianto, e il committente finlandese TVO. “Per quanto ci riguarda, non ci sono ritardi rispetto all’ultima previsione di 86 mesi per la costruzione” ha dichiarato venerdì sera la portavoce del gruppo Areva, che attribuisce all’iter burocratico finlandese la responsabilità della lentezza del cantiere.

Ma non è solo in Finlandia che la costruzione del nuovo reattore incontra problemi. A Flamanville, cittadina della Normandia dove nascerà il primo Epr francese lo spettro di Olkiluoto minaccia il cantiere gestito da Edf: iniziata nel 2007, la costruzione del reattore conta oggi già due anni di ritardo, con una fattura che ha già raggiunto quota 5 miliardi contro i 3,3 inizialmente previsti. E anche in questa centrale, a cui Enel partecipa con il 12.5%, non sono mancati intoppi, dal circuito di raffreddamento alle fondamenta del reattore, passando per le componenti del pressurizzatore o le polemiche sulla sicurezza in caso di incidenti.

Se, con una potenza di 1.650 MW, un consumo di combustibile ridotto del 17% e un calo del 30% rispetto ai vecchi reattori delle emissioni chimiche e radioattive per kwh prodotto, la presunta eccellenza tecnologica dell’Epr è bastata a convincere il governo italiano a puntare su questo tipo di centrali per aprire la strada al ritorno dell’atomo in Italia, le cattive notizie in arrivo dalla Finlandia non sembrano destare alcuna preoccupazione fra i responsabili del settore. “Il nostro progetto – dichiara Fulvio Conti, amministratore delegato dell’Enel – è totalmente diverso. Non ha quel tipo di struttura organizzativa. Inoltre assume le esperienze fatte, anche negative, per strutturarle in modo tale da evitare errori e per avere un filone di attività chiare e di responsabilità ben assegnate”.

Intanto è arrivata questa mattina l’ultima scossa che fa traballare le ambizioni nucleari del governo, con la seconda e definitiva bocciatura, da parte delle Commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera, alla nomina di Michele Corradino, capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente, a commissario dell’Agenzia nucleare. – “La mancata nomina del quinto membro non inficia il lavoro dell’Agenzia per la sicurezza nucleare né il programma di rilancio dell’atomo del Governo” ha commentato Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico.
da IL FATTO QUOTIDIANO

giovedì 11 novembre 2010


Il 16/10/2010 il comitato ha avuto l'onore di poter ospitare il Prof. Virginio Bettini, docente di analisi e valutazione ambientale presso lo IUAV di Venezia.
L'incontro è stato strutturato in più parti, partendo dalla presentazione del libro "Il nucleare impossibile", fino a toccare l'argomento scottante dello stoccaggio delle scorie. Bettini ha arricchito il proprio intervento portando numerose esperienze personali (vedi il caso americano dello Yucca Mountain, dove il prof. si è recato di persona) e numerosi dati tecnici raccolti dai suoi studi.
In due ore Bettini ha saputo "mettere il dito" nelle numerose falle del progetto nucleare italiano ed internazionale, proponendo considerazioni di rilievo e portando alla luce realtà che spesso vengono volutamente nascoste.
Nel nostro canale su You tube ( http://www.youtube.com/user/comitatoantinucleare#p/u/5/9taE0rBCYkI ) potete assistere ai video di questa giornata.
Ringraziamo tutti i presenti all'evento e rinnoviamo l'invito per i prossimi incontri ad essere sempre più numerosi, perchè il nucleare è un problema di tutti.

domenica 7 novembre 2010

IN GRAN BRETAGNA ARRIVA IL CREDITO ECOLOGISTA

Dopo le proteste degli ambientalisti, il ministro del Tesoro britannico ha annunciato che darà il via alla Green Investment Bank, la banca d'affari che finanzierà le tecnologie verdi e le fonti rinnovabili di energia
Due settimane fa gli ambientalisti si erano fatti sentire. Quattro attivisti di Greenpeace avevano scalato la facciata del ministero del Tesoro britannico per appendere uno striscione con un messaggio molto chiaro, diretto al ministro George Osborne: “Remember George. Green Bank = new jobs”. “Ricorda George. La banca verde significa nuovi lavori”. Il riferimento era alla Green Investment Bank, un nuovo istituto bancario, promesso in campagna elettorale dai conservatori per destinare risorse pubbliche allo sviluppo di tecnologie verdi. “Vogliamo la banca verde, perché creerà decine di migliaia di posti di lavoro”, aveva dichiarato Emma Gibson, uno degli attivisti, dopo essere scesa con corde e caschetto giallo dal balcone del palazzo ministeriale.

La preoccupazione degli ambientalisti era palpabile, anche perché il governo, nelle settimane precedenti, era sembrato più propenso a creare un semplice fondo ambientale piuttosto che mettere in piedi un vero e proprio istituto bancario in grado di offrire prestiti, obbligazioni e altri servizi finanziari. Giovedì, dopo giorni di consultazioni e trattative, è arrivata l’attesa risposta di Osborne: “la Green Investment Bank si farà e i particolari sulla sua struttura saranno rivelati entro Natale”. “Vogliamo farla partire nel modo giusto perché dovrà essere un successo”, ha dichiarato Osborne, che ha scelto come consulente niente meno che Nicholas Stern, uno dei massimi esperti al mondo di cambiamenti climatici. “La banca sarà creata al più presto, gli studi sul modello di business sono ormai in una fase avanzata”, ha aggiunto Osborne. In realtà, come evidenziato da Stewart Hosie, parlamentare che fa parte del comitato per la creazione della banca, sarà difficile che la Green Bank riesca ad essere operativa prima del 2013. Gli ostacoli da superare sono ancora molti e la strada è tutta in salita. Ma almeno è stata tracciata.

Una strada che sarà però impossibile percorrere senza gli investimenti dei privati. “Il governo destinerà alla banca 1 miliardo di sterline. Ma questa sarà solo la base, il catalizzatore per far entrare le imprese”, ha dichiarato Osborne. “Dobbiamo fare leva sui capitali privati, altrimenti il progetto è destinato a fallire”.

Le risorse pubbliche per la banca verde, in un periodo di massima austerity per la Gran Bretagna, saranno raccolte vendendo asset statali. Chris Huhne, ministro del clima e dell’energia, avrebbe già messo gli occhi sulla partecipazione del governo in un’impresa per l’arricchimento dell’uranio. “Se vendessimo la nostra quota potremmo raccogliere agevolmente 1 miliardo di sterline da una sola operazione”, ha dichiarato Huhne al quotidiano The Guardian. Alle dichiarazioni non è seguita, per ora, alcuna decisione. Altre fonti hanno parlato anche della vendita ai privati della rete ferroviaria che attraversa il tunnel della Manica, collegando Londra a Parigi e Bruxelles. Ma anche su questa ipotesi non sono ancora arrivate conferme ufficiali.

Secondo quanto reso noto da fonti governative all’inizio della settimana, la nuova banca sarebbe in grado di emettere “green bond”, obbligazioni verdi per raccogliere capitale, e potrebbe contare anche sul supporto della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e del progetto comunitario JESSICA, finalizzato a promuovere crescita e investimenti sostenibili nelle aree urbane. Tra le tecnologie che si progetta di finanziare c’è in primo luogo l’eolico offshore, al largo delle coste del mare del nord. Il governo inglese ha già in cantiere un piano per installare almeno 7.000 turbine eoliche entro il 2020, nell’ambito di un programma per ridurre le emissioni di CO2 del paese del 34% nei prossimi dieci anni.
FONTE: Il Fatto Quotidiano

domenica 31 ottobre 2010

Venerdì 12 novembre 2010
a Vangadizza di Legnago, via Redentore, 4 c/o il Circolo NOI (vicino alla chiesa)

QUELLO CHE NESSUNO DICE SUL NUCLEARE
Se sarà costruita la centrale a Torretta…...Quale sarà il valore delle nostre case? E gli effetti sull’agricoltura? E' vero che sarà sicura?

A cura del CIRCOLO NOI di Vangadizza

Sarà presente il consigliere comunale LUCIO MARTINELLI

Introduce Alberto Pedron

Serata organizzata in collaborazione con

Comitato Antinucleare di Legnago e Basso Veronese - comitatoantinucleare@libero.it

"Occorre incoraggiare le ricerche per sfruttare la grande potenzialità dell’energia solare, occorre ottenere un mondo privo di armi nucleari la cui sola presenza minaccia la vita del pianeta e il processo di sviluppo integrale dell’umanità presente e di quella futura"(Benedetto XVI, Avvenire, 16 dicembre 2009)

lunedì 18 ottobre 2010

OBIETTIVO: RIDURRE DEL 60% LE EMISSIONI DI CO2 ENTRO IL 2025.

La scommessa del comune di Genova. Grazie al piano energetico della città, creato in sinergia con quello di Londra, attraverso l'intesa fra i sindaci d'Europa. Il primo passo consiste nell'incrementare il trasporto elettrico, creazione di impianti per la produzione d'energia alternativa e la revisione del regolamento edilizio secondo le nuove normative di ecocompatibilità.
L'assessore Montanari, spiega che: "Esiste un vero e proprio trading dell'anidride carbonica che stabilisce una quotazione della stessa ed obbliga chi non produce energia ecocompatibile ad acquistarla da altri soggetti". Il piano energetico del Comune di Genova agirà anche sull'edilizia pubblica e privata, favorendo i restauri che limitino ad esempio le dispersioni di calore e promuovendo i "condomini sostenibili".
Fonte: energethica - sustainable energy news

mercoledì 21 luglio 2010

A Venezia con la carovana pacifica antinucleare

Giovedì scorso ci siamo riuniti a Padova con diverse associazioni e comitati veneti ed abbiamo stabilito un percorso per arrivare ad ottobre alla costituzione di un coordinamento antinucleare regionale.
-Il primo evento che si è deciso di promuovere assieme è una pacifica manifestazione per Sabato 4 Settembre in occasione del Festival del Cinema di Venezia .
-L'idea è quella di imbarcarsi su un vaporetto a Chioggia nel primo pomeriggio del 4 settembre per poi sbarcare al Lido di Venezia dove esibire la nostra protesta.
-In precedenza da Legnago, in sintonia con i comitati polesani, partirà una carovana antinucleare che percorrerà la Transpolesana e facendo tappa a Rovigo ed Adria, raccoglierà via via i manifestanti fino all'imbarco di Chioggia.
-In linea di massima si può ipotizzare di partire da Legnago attorno alle 13. Si prevede un costo per il vaporetto di 10 euro (forse scontabile a 5). Per questioni organizzative è necessario prenotarsi entro il 24 di luglio.
-Se sei interessato, ti prego pertanto di comunicarmi al più presto la tua reale disponibilità e possibilmente di versare un acconto

Contattare:
Lino Pironato - Presidente Comitato Antinucleare di Legnago e Basso VeroneseCell. 340 59 28 393 - Tel/Fax 0442 21142
E-mail: lp@vronline.it

martedì 11 maggio 2010

Congresso della CGIL Nazionale

O.d.g.

Il Congresso della CGIL nazionale riunito a Rimini nei giorni 5-6-7-8 maggio 2010 esprime contrarietà alla scelta del Governo di riportare la produzione di energia nucleare in Italia.

Il Governo ha deciso ricorrendo al voto di fiducia, compiendo numerose forzature politiche ed istituzionali in sfregio alla volontà dei cittadini che con il referendum del 1987 avevano a larghissima maggioranza escluso questa opzione energetica.

La decisione del Governo è da respingere nettamente perché propone di utilizzare una tecnologia nucleare vecchia e superata, non risolve il delicatissimo problema dello smaltimento delle scorie radioattive, militarizza i luoghi ed i siti prescelti espropriando di fatto le comunità locali del loro diritto alla programmazione ed al governo del territorio, tanto da indurre molte Regioni a ricorrere alla Corte Costituzionale contro la Legge 99/2009.

La CGIL ritiene che vada avviata da subito una riconversione del modello energetico a partire dallo sviluppo delle fonti rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica utilizzando a questo fine i necessari investimenti per l’innovazione continuando la ricerca scientifica sul nucleare per consentire al Paese di mantenere il rapporto con la comunità scientifica internazionale.

La CGIL sostiene l’obiettivo europeo del 20-20-20, che consentirebbe di corrispondere al nostro fabbisogno energetico, con più rispetto per l’ambiente, diminuendo inoltre la nostra dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.

domenica 9 maggio 2010

UNA BANDIERA AD OGNI BALCONE

E' con piacere che il comitato da il via alla campagna: "UNA BANDIERA AD OGNI BALCONE - Esponi anche tu la bandiera antinucleare"
Un piccolo segno per dire no al nucleare e si alle rinnovabili. Per far capire a chi ci governa che il nucleare non lo vogliamo. E' un modo per esporre la propria idea. Per avere la bandiera basta solo versare un piccolo contributo (7 €, che verrà utilizzato dal comitato per ripagare le bandiere e per organizzare altri eventi per informare i cittadini su cosa significhi "energia nucleare"), potete contattarci scrivendo a: lp@vronline.it

Una testimonianza:
Stamattina a scuola (per chi non lo sa sono prof alle superiori) una studentessa di quinta mi avvicina:
'Prof, ieri sono passato davanti casa sua, ho visto la bandiera antinucleare, me ne porta una anche a me domani? Occorre avere aderito al Comitato per averla?'

'Certo che no, puoi aderire anche dopo, ti chiederò solo il contributo, OK?'
'Ok, prof, si ricordi eh?'

Domattina le porto un sacchetto con: 1. bandiera da appendere 2. Tre
autoadesivi del comitato 3. Due volantini che abbiamo prodotto finora.

Insomma, cosa aspettate a prendere la bandiera e ad appenderla anche voi?
Oltretutto ha resistito benissimo agli acquazzoni di questi giorni,
complimenti a chi l'ha ordinata e fatta...
Un sostenitore.


Esponi anche tu la bandiera contro il nucleare e invia le foto della bandiera esposta a lp@vronline.it e le pubblicheremo qui.

mercoledì 5 maggio 2010

Nucleare in difficoltà, rinnovabili volano.

Fonte: Qualenergia Gennaio - Febbraio 2010

E' vero, negli USA Obama ha messo a reso disponibili 8,3 miliardi di dollari come garanzie governative sui prestiti per la realizzazione di due nuove centrali atomiche. Lasciando perdere il come motivare questa scelta (in molti dicono che dal punto di vista politico sia stata fatta per ingraziarsi i senatori repubblicani e far così approvare la legge sul clima ), possiamo dire che dopo il 2007, erano state presentate 26 richieste di nuove centrali nucleari e 19 sono state già cancellate o posposte per gli alti costi.Per capirsi, se tutto andasse bene, nel 2017 avremmo due nuovi reattori in grado di sviluppare una quantità di elettricità inferiore a quella prodotta dai 10 GW eolici installati lo scorso anno negli U.S.A.
Inoltre, le garanzie offerte dal Governo americano non soddisfano l'intero costo dei nuovi reattori, quindi le compagnie elettriche tentano di aumentare le bollette come è successo in Georgia, Florida, Carolina del Sud e Texas. (Chiedetevi allora se veramente con il nucleare l'elettricità sarà meno costosa...).
Questi tentativi di aiuto al nucleare, come quelli forniti da Bush, risulteranno essere tardivi e poco efficaci, per una serie di motivi:
- lo sviluppo delle rinnovabili;
- il reattore EPR di Olkiluoto (come quelli che vogliono fare in Italia),che ha accumulato 3 anni di ritardo e un extraconto del 75%;
- problemi di sicurezza del reattore EPR;
- tra il 2007 e il 2009, in 2 anni, sono stati collegati alla rete nel mondo solo 3 GW nucleari e altrettanti sono stati disattivati;
- l'elettricità prodotta dagli impianti eolici e solari installati negli ultimi 3 anni, su scala mondiale, è stata 10 volte superiore a quella degli impianti nucleari realizzati nello stesso periodo.
Un altro problema non ancor arisolto sono i rifiuti altamente radioattivi. Per avere un'idea, negli U.S.A. ogni anno vengono prodotte 2000 tonnellate di scorie nucleari, che dopo l'abbandono del progetto Yucca Montain in Nevada, perchè considerato non sicuro da Obama e per il quale il Dipartimento dell'energia aveva lavorato a lungo e spendendo 10 miliardi di dollari, vengono stoccate nei reattori stessi.
Per chi parla di riprocessamento delle scorie, ricordiamo che negli Stati Uniti, questa opzione è stata scartata per evitare il rischio di sottrazione da parte di terroristi di materiali nucleari.
In Italia, la situazione è piuttosto confusa, in quanto il decreto sul rilancio del nucleare è stato pubbliccato sulla Gazzetta Ufficiale quais un mese dopo l'approvazione in Consiglio.Nonostante la scadenza fosse a metà dell oscorso novembre, non è ancora stato approvato lo statuto e nè sono stati indicati i vertici dell'Agenzia per la sicurezza nucleare.
Il sottosegretario Saglia afferma che "Siamo ancora convinti di poter coprire il 12 - 13% del mix con l'atomo nel 2020/2022, con effetti anche sulla bolletta.
A parte che credere che in così breve tempo si possano realizzare 4- 5 reattori, non è fattibile. Mentre per il fatto che ci saranno effetti sulla bolletta, visto le parole spese prima per gli U.S.A., non ci resta che dire che le bollete cresceranno per colpa del nucleare.

martedì 4 maggio 2010

SUSSIDI AL NUCLEARE

Fonte: Qualenergia - Gennaio Febbraio 2010

A nome del Governo il sottosegretario Saglia, ha tenuto a precisare che non saranno previsti sussidi al nucleare.
Il National Audit Office inglese, ente che controlla i conti pubblici, non è della stessa opinione, infatti, nel rapporto pubblicato a Gennaio riguardo la vendita di British Energy a EDF, si è analizzato anche la possibilità che EDF costruisca reattori senza ricevere sussidi di stato. Si è concluso che “ci vorranno molti anni per determinare se la vendita di British Energy porterà alla costruzione di nuove centrali nucleari senza sussidi pubblici”. Le stesse difficoltà sono la base dell’annuncio fatto dal ministro Millband.
Negli Stati Uniti, il presidente Obama, probabilmente nel tentativo di cercar maggior consenso, sta considerando l’ipotesi di triplicare i fondi per prestiti garantiti a tasso agevolato introdotti da Bush nel 2007. L’analisi finanziaria di Moody’s si concludeva nel 2008, affermando che con gli incentivi di Bush si potevano costruire soltanto una o due centrali.
Questi punti, insieme al post precedente denotano i limiti del progetto EPR, che si trova sempre più in difficoltà e sempre più oneroso, considerando anche il fatto che i sussidi statali sono fondamentali per la costruzione di questi reattori, naturalmente se i i sussidi vengono inoltrati al nucleare, difficilmente verranno dati anche alle rinnovabili, e se anche venissero offerti anche a quest’ultimi di certo sarebbero ritoccati verso il basso.
Ma allora che futuro ci aspetta con questi EPR? Con il nucleare? A voi la risposta

AREVA VERSO LO SMANTELLAMENTO

Fonte: Qualenergia - gennaio febbraio 2010

Mentre in Finlandia i francesi di Areva e in finlandesi della TVO si contestano le colpe della disastrosa opera di costruzione del reattore nucleare (lo stesso che vogliono costruire in Italia), con richieste miliardarie, in Francia i capi di EDF ed Areva sono stati convocati a rapporto dal ministro Fillon, a causa della gara d’appalto persa negli Emirati Arabi per la costruzione di 4 reattori nucleari. E’ curioso far notare che Enel presenta un costo a reattore pari a 4 – 4,5 miliardi di Euro, mentre i francesi ad Abu Dabhi parlano di 6 – 6,5 miliardi di Euro.
Il giornale The National (di Abu Dabhi) il 16 Gennaio spiega che il fiasco francese non solamente dovuto al prezzo più alto, ma anche all’andamento dei lavori in Finlandia… Il Financial Times del 15 Gennaio riporta che Areva sta considerando di proporre ai paesi che si avvicinano al nucleare la costruzione dei reattori di seconda generazione CPR 1000, che la Francia non costruisce più da 20 anni.
In un rapporto stimato da Citigroup per valutare i costi del nucleare nel mercato inglese e pubblicato a novembre, si nota che la cifra offerta per gli appalti negli Emirati Arabi è superiore alla prima. Il rapporto dice che, perché il nucleare sia remunerativo in quel Paese , il prezzo dell’elettricità deve essere pari a 65 – 70 € a MWh, Saglia annuncia che in Italia col nucleare il costo dell’energia sarà di 40 € a MWh, a questo punto viene da chiedere se Saglia crede ai conti di Enel presentati durante le conferenze stampa o a quelli che l’industria francese presenta per le gare d’appalto.
Secondo fonti di stampa francesi, Areva sarebbe per essere smantellata, questo sarebbe la certificazione del fallimento del progetto EPR (gli stessi reattori che vogliono piantare in Italia), visto i termini in cui è stato proposto (3 miliardi costo , 48 mesi per la costruzione e sicurezza assoluta) si può dire già fallito: altre ai ritardi finlandesi, anche per Flamanville aumentano le voci di un ritardo di ulteriori 2 anni.
Tanto per fare mente locale, si ricorda che nel gennaio 2009 Siemens cede la loro quota di Areva NP (pari al 34%), forse il colosso statunitense ci ha visto lontano???
Ultimo dubbio riguardo il progetto EPR è il rapporto dell’Agenzia di sicurezza inglese HSE, di aggiornamento sul processo autorizzativo dell’EPR nel Regno Unito, sarà da accertare se saranno stati superati i problemi emersi sul sistema di controllo d’emergenza e se saranno state date le informazioni per valutare la tenuta del guscio di contenimento in caso d’incidente aereo.

giovedì 29 aprile 2010

Nucleare, il no di Zaia: "Non c'è lo spazio"

28 apr | CRONACA PAG 04 La Redazione
da Il Verona

Congelata per ora la questione dell'eventuale centrale a Torretta di Legnago

Il Veneto è una regione "molto antropizzata" e non ci sono spazi per ospitare una centrale nucleare. Parola di Luca Zaia, neo presidente della Regione, che replica così all'ipotesi che possa essere la zona di Chioggia ad essere individuata come sede di un nuovo impianto ad energia atomica. "Possono far tutti i ragionamenti che vogliono, ma a me non ha parlato nessuno. Ora mi sembra un mero esercizio di Monòpoli", ha detto Zaia in un'intervista a Repubblica tv.

Tirano un sospiro di sollievo gli aderenti al comitato Antinucleare di Legnago e del Basso veronese che da due anni sono in marcia per impedire la costruzione di siti ritenuti "pericolosi, nocivi e deleteri" per il territorio. Questo fin da quando l'ex assessore regionale alle Politiche sociali, Stefano Vadegamberi, aveva promosso la località di Torretta come zona "che risponde alle caratteristiche per ospitareuna centrale nucleare". Rimane, quindi in sospeso anche il piano del Cnen, risalente ancora all’inizio degli anni Ottanta che ne prevedeva la costruzione proprio a Legnago. Ora il "no" definitivo del governatore Veneto, sembra mettere a tacere il progetto di sviluppo pianificato dal ministro Scajola per garantire su tutto il territorio nazionale alcune centrali.

Zaia assicura di non aver avuto "nessun contatto con Enel, con il governo, per alcun tipo di centrale. Se poi ci sarà una candidatura sarò anche io curioso di capire quale sarà quest'area che potrà avere la vocazione per ospitare una centrale". Zaia ha ammesso che in Italia, e in Veneto, è molto forte il partito del "Nimby", acronimo di Not in my backyard, (Non nel mio giardino), che da noi "conta sessanta milioni di iscritti. Dico solo però - ha osservato l'esponente leghista - che il Veneto non ha spazio per una centrale. Se qualcuno mi dimostra che ci sono gli spazi, che è sicura...". L'ex ministro per l'agricoltura si dichiara comunque favorevole al nucleare, "una scelta che dovevamo fare". Ma aggiunge: "Dovremmo fare però una grande riflessione anche sulle nuove forme di energia, il fotovoltaico per esempio".


videoforum di Zaia con battute sul nucleare alla fine su http://tv.repubblica.it/videoforum/luca-zaia/46247?video=&pagefrom=1

mercoledì 28 aprile 2010

Ignazio Marino: "La prima centrale entro tre anni? Berlusconi smentisce Scajola"

tratto da notizie.tiscali.it

Nonostante tutto, la scelta del governo sul nucleare appare irreversibile. La visita dell'"amico" Putin a Silvio Berlusconi ha aggiunto nuovi tasselli nel difficile cammino verso la nuclearizzazione dell’Italia: i finanziamenti russi si aggiungeranno alla tecnologia francese per la realizzazione di centrali di terza generazione. L’annuncio del premier - “avvieremo i lavori del primo reattore entro tre anni” -, fatto alla presenza del presidente russo, ha sollevato nuovamente il tono dello scontro politico. Anche perché lo spauracchio del dissenso induce il governo a mantenere il silenzio sulla scelta dei siti. Ma scontri non ce ne saranno, dice il governo, almeno stando a quanto scritto dal ministero per lo Sviluppo economico, di cui è titolare Claudio Scajola, in risposta a un'interrogazione parlamentare presentata da undici senatori del Pd. “Spetterà all'Agenzia per la sicurezza nucleare - è scritto nel documento firmato dal sottosegretario Stefano Saglia e datato 13 aprile 2010 - l'esame della rispondenza dei siti proposti ai criteri e ai parametri individuati e la conseguente certificazione degli stessi che sarà successivamente sottoposta dal governo all'intesa con le Regioni interessate”. Parafrasando: nessuna centrale verrà fatta se non con l’accordo con le Regioni. Una rassicurazione alla quale Ignazio Marino, tra i firmatari del documento, non crede proprio: "E' già stata smentita da Berlusconi".
Senatore, perché quanto scritto dal ministro per lo Sviluppo economico non la convince?
"Innanzitutto perché la risposta era assolutamente vaga nei contenuti. Il ministro dice che non ci sarà nessuna centrale se prima non sarà fatta un'identificazione di siti nucleari e nessun inizio lavori se prima non ci sarà un accordo tra Agenzia per la sicurezza nucleare, ministero dell'Ambiente, le Regioni, addirittura con gli enti locali e gli operatori interessati. Ma dall'altra il presidente del Consiglio annuncia che si procederà con la massima speditezza. Tutto questo è preoccupante: perché questa volontà di tornare a produrre energia nucleare?"
Perché secondo lei il nucleare è una scelta sbagliata?
"Secondo me noi non abbiamo bisogno del nucleare, perché si potrebbe produrre solo energia elettrica. E la potenza elettrica già installata in Italia, che è di 94 gigawatt, è già molto superiore all'esigenza del Paese. Nel picco dei consumi, che capita pochissime volte all'anno, utilizziamo 57 gigawatt. E poi c'è il problema delle scorie radioattive che costituiscono un problema per la salute. Non voglio fare del sarcasmo ma mi fido molto di più del giudizio di professori come Vincenzo Balzani o Carlo Rubbia piuttosto che del giudizio - perché stiamo parlando di fisica nucleare - di Silvio Berlusconi o di Vladimir Putin. E Rubbia e Balzani ci dicono che l'operazione dello smaltimento delle scorie nucleari è difficile e pericolosissimo per la salute. Tanto che il governo inglese che prende decisioni su base scientifica ha deciso di rimandare lo smaltimento delle scorie giunte a fine ciclo di 100 anni".
Però Umberto Veronesi ha detto che il nucleare è "pulito".
"Non voglio fare nessuna polemica con il professor Veronesi, ma credo che ci sia una sincera diversità di vedute. L'uranio è pericoloso, non c'è niente da fare. Oltre Chernobyl abbiamo avuto diversi incidenti in Europa negli ultimi anni, con fuoriuscite di materiale radiattivo che avrebbero potuto causare danni come quelli della centrale ucraina 24 anni fa. Ed è evidente che nessuno può negare il pericolo per la salute delle scorie nucleari, che a tutt'oggi è impossibile riprocessare: nella migliore delle ipotesi servono centinaia di anni. E poi, mi chiedo, è meglio investire in una risorsa che non possediamo, l'uranio, che secondo gli esperti sarà disponibile solo per un secolo, o piuttosto in una risorsa come l'energia solare che durerà circa 4 miliardi di anni e che ogni giorno riversa sulla terra una quantità di energia 10mila volte superiore rispetto a quella che l'umanità consuma? E' chiaro che se la mettiamo in termini così pratici non c'è dubbio che la scelta fatta a suo tempo da Rubbia del solare a concentrazione, su cui investono Spagna e Germania, sia la scelta più intelligente con le conoscenze scientifiche di cui disponiamo".
Berlusconi intende utilizzare la tv per far capire agli italiani la bontà del nucleare. Vuole far conoscere - ha detto - agli italiani le testimonianze dei francesi che, dice lui, sono felicissimi di avere le centrali nucleari in casa.
"Questo è un punto importante, meno tecnico e più sociale. E' quanto meno offensivo che un popolo, che tra l'altro ha già deciso con un referendum che non vuole l'energia nucleare, adesso venga convinto dal governo attraverso una fiction televisiva che le centrali sono una cosa buona e conveniente".
Tornano alla mente i filmati dell'Istituto Luce.
"Sì, quei pezzettini di filmati educativi dell'Istituto Luce, dei tempi della mia adolescenza con i quali si voleva far vedere quello che facevano le ferrovie, gli aerei e così via. Ecco forse arriveremo anche a quello per spiegare agli italiani quanto è più sicura e conveniente l'energia nucleare rispetto a quella solare. E' evidente che se gli scienziati che si occupano della materia dicono questo e se attualmente in Europa la potenza elettrica delle centrali nucleari è scesa da un 24% del 1995 al 16% del 2008, se da vent'anni le centrali nel mondo, circa 440, scendono di numero invece di aumentare, è chiaro che l'unico motivo per investire sul nucleare è quello di facilitare gli investimenti di gruppi economici e imprenditoriali che abbiano interessi in questa direzione".
Per questo si fanno accordi con la Russia di Putin?
"E' chiaro che uno show fatto con i mezzi e le risorse di cui dispone il presidente del Consiglio è fatto nell'interesse di un gruppo ristretto piuttosto che nell'interesse generale dei cittadini. Ma poi gli italiani il nucleare non lo vogliono. Nel nuovo numero di aprile di Analisi politica, un mensile di ricerca e comunicazione politica, vengono pubblicati i dati di un sondaggio che dicono che il consenso sul ritorno al nucleare civile, già abbondantemente sotto il 50, scende ulteriormente di 14 punti. E il 60 per cento di chi lo vuole dice 'però non nella mia regione'".
Infatti l'argomento è abbastanza spinoso: in campagna elettorale praticamente non se ne è parlato.
"Io ho cercato di sollevare il discorso durante la campagna elettorale. Ma evidentemente c'era l'interesse di una grande parte di coloro che partecipavano al dibattito che non avevano nessun interesse. C'erano ministri, vedi Zaia, che avevano partecipato al Consiglio dei ministri dove di decise per il nucleare votando favorevolmente e nella Regione dove erano candidati, invece, dicevano 'mai in questo territorio'. Una grande coerenza, non c'è bisogno di commenti".
Come Zaia quasi tutti i governatori. Come farà il governo a trovare l'intesa con le Regioni?
"Vorrei saperlo anch'io. Noi chiedevamo addirittura notizie sui siti, chiedevamo se il ministro fosse in grado di escludere le località intorno al Po "da Trino fino a Nord di Chiasso che già ospita la centrale dismessa di Trino Vercellese e i depositi di Saluggia" loro invece rispondono con un linguaggio vago che non c'è nulla di definito e non ci sarà nulla di definito finché non saranno espletate le procedure che coinvolgono le regioni interessate, i ministeri competenti, l'Agenzia per la sicurezza, gli enti locali, gli operatori interessati. Che non è quello che poi ci dice il padrone del vapore che taglia corto e annuncia entro tre anni l'inizio dei lavori".
All'interno del Pd sono tutti d'accordo sul "no"al nucleare?
"Noi dell'area di 'Cambia l'Italia' (moviemento interno al Pd n.d.r.)abbiamo già detto da tempo che respingiamo il nucleare su tutta la linea e ci siamo impegnati durante la mozione congressuale a portare tutto il Pd sul 'no' netto al nucleare. Ma noi di 'Cambia l'Italia' arriveremo anche ad azioni dimostrative come l'occupazione del suolo in luoghi dove si vorranno creare le nuove centrali nucleari".
E sul referendum proposto da Di Pietro che cosa dite?
"Veramente io non sono contrario in principio al referendum, ma Di Pietro ha depositato i questiti referendari di sua iniziativa, indipendentemente da una decisione del Pd e io personalmente non sono stato coinvolto nella decisione. E' evidente che Di Pietro ha tutto il diritto di procedere senza coinvolgere me o il Pd".
Ma durante la campagna referendaria come vi comporterete?
"Io personalmente credo che questo sia un tema che vada discusso all'interno della segretaria del Partito Democratico e se lì si arriverà credo che dovremmo dare il nostro sostegno. Ma questo fa parte della mia visione del Pd e, l'ho detto tante volte, per me il metodo è dibattere insieme, votare e prendere così la decisione. Il mio voto sarà per dare un contributo, non c'è dubbio".

giovedì 22 aprile 2010

Desertec, l'energia rinnovabile dal deserto.

Fonte:il soleatrecentosessantagradi - Aprile 2010

Da un articolo su il soletrecentosessantagradi, Paul Van Son, Presidente della EFET e della Energy4All Foundation, ha spiegato il progetto Desertec.

Paul Van Son ha passato circa 30 anni a ricoprire incarichi manageriali per l'industria energetica europea, oggi è stato nominato CEO della joint venture della Desertec Industrial Initiative. (DII).

Desertec, così si chiama il progetto che ha l'obbiettivo di costruire grandi centrali solari ed eoliche sui deserti e nelle zone aride del Medio Oriente e dell'Africa del Nord. L'energia prodotta verrà utilizzata per far fronte alla crescente richiesta di fabbisogno energetico e di desalinizzazione dell'acqua marina dei Paesi ospitanti le centrali, inoltre, parte di questa energia verrà trasportata in Europa mediante cavi a corrente continua ad alta tensione.

Dietro a questo grande progetto, oltre alla DLR (agenzia spaziale tedesca), troviamo TREC (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation) e Fondazione Desertec, dove risiedono scienziati, esperti di rinnovabili e politici. Per fare un esempio, gli studi fin qui svolti dichiarano che basterebbe lo 0,3% dell'intera superficie dei deserti delle zone del Medio Oriente ed Africa del Nord, per coprire la richiesta elettrica di questi paesi e dell'Europa. Inoltre, nella zona del Mar Rosso e del Marocco, sarebbe particolarmente conveniente per l'installazione di centrali eoliche. Solare ed eolico così prodotto potrebbe essere diviso tra Africa del Nord ed Europa con perdite limitate intorno al 10-15%.

Un passaggio fondamentale in questo progetto è accaduto in Luglio 2009, quando è stata creata la DII (Desertec Industrial Initiative), che non è altro che un'iniziativa a livello privato di Europa ed Africa del Nord, che ha come compito la trasformazione in realtà del progetto Desertec. Di questa iniziativa fanno parte dodici leader tra le società elettriche, banche, assicurazioni, costruttori di componenti e sistemi.

Già dal 2012 la DII si propone per realizzare le condizioni base per consentire un ambiente favorevole agli investimenti per fornire energia e acqua ai Paesi ospitanti e trasportare una parte dell'elettricità prodotta in Europa. L'arrivo di questa energia pulita, provocherà un'accelerazione verso il processo di riduzioni delle emissioni di CO2, inoltre questo fenomeno assicurerà un incremento dei posti di lavoro, dei profitti e anche miglioramenti alle infrastrutture per i popoli del Medio Oriente e dell'Africa del Nord.

Per avere un'idea, possiamo dire che nel periodo compreso tra il 2020 e il 2025 si potrà iniziare a trasferire 60 TWh/a fino ad arrivare a 700 TWh/a entro il 2050, così facendo, se prendiamo come riferimento le emissioni di anidride carbonica del 2000, possiamo dire che potremo ridurle del 38%.

Per poter trasferire questa energia è necessario realizzare una combinazione di reti a corrente alternata e reti a corrente continua ad alta tensione.

Uno dei principali compiti della DII è quello di creare la fiducia nel progetto, da parte dei paesi proprietari delle zone desertiche, anche se comunque l'ultima parola spetterà comunque a loro. Inutile dire, che se questo progetto avrà futuro, l'Europa potrà soddisfare i limiti di emissioni del 2020 ed oltre.

Ad oggi la sfida più importante è quella di realizzare dei meccanismi provvisori per la diminuzione del gap tra i costi e i prezzi di mercato, al momento attuale ci sono due fazioni, chi sostiene che gli attuali prezzi di mercato non sono poi così realistici, dall'altra chi continua a rimandare il conto da pagare alle generazioni future.

In conclusione possiamo affermare che il potenziale offerto da quest'area geografica è tale per garantire un totale abbandono delle energie non rinnovabili (quindi anche dal nucleare, in quanto è stato considerato tale dai patti di Kyoto dopo il vertice di Bonn).

lunedì 19 aprile 2010

I Beati i costruttori di pace contro il nucleare di Berlusconi ed Enel

da Greenreport.it [ 16 aprile 2010 ] Comunicazione Energia

"Un agile opuscolo per saperne di più e contrastare la propaganda
filo-nucleare di Governo ed Enel"

LIVORNO. I Beati costruttori di Pace, una Onlus cattolica molto attiva sui temi del pacifismo e dello sviluppo sostenibile, ha pubblicato "Nuova, pulita, rinnovabile: Energia", definito senza mezzi termini «Un agile opuscolo per saperne di più e contrastare la propaganda filo-nucleare di Governo ed Enel. 36 pagine, formato A5, per informarci ed informare sullo scenario energetico italiano e mondiale: «una visione alternativa all'opzione governativa pro-nucleare». Certo, i Beati costruttori di pace sono eccentrici rispetto alle politiche ufficiali della gerarchia cattolica, ad esempio parteciperanno alla contro-conferenza sul clima convocata a Cochabamba, in Bolivia, dal 20 al 22 Aprile dal Presidente Evo Morales e dai Movimenti Sociali del molti Paesi, ma è anche vero che rappresentano una bella fetta di quell'opinione pubblica cattolica "non allineata" e anche la più attiva nei movimenti sociali e nell'intervento nei Paesi in via di sviluppo.
«Mentre molti paesi stanno puntando con decisione sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili, il Governo Italiano ha scelto la strada del nucleare - scrivono i Beati costruttori di Pace - L'Enel ha già cominciato la sua campagna pubblicitaria: qualche mese fa è riuscito a far distribuire su vari settimanali diocesani un opuscolo molto ben congegnato con cui vorrebbe dimostrare che le centrali nucleari sono necessarie. Prendendo spunto da questo episodio, anche noi abbiamo curato un libretto che, con un linguaggio semplice e alla portata anche dei ‘non esperti', mostra come l'alternativa delle fonti rinnovabili sia praticabile e al tempo stesso desiderabile, mentre il nucleare è pericoloso e sconveniente anche da un punto di vista economico. In prima istanza, l'opuscolo era stato pensato per essere distribuito con i settimanali diocesani (e questo spiega la citazione papale in quarta di copertina...), ma è stato scritto con spirito assolutamente laico, aconfessionale e non ideologico. Per questo pensiamo possa essere un valido strumento informativo per chiunque voglia farsi un'idea sul tema».
L'opuscolo si occupa della necessità e bontà delle energie rinnovabili, ma dedica più di 20 delle sue 36 pagine ad un documentato e implacabile attacco alla scelta nucleare del nostro governo ed all'insostenibilità dell'industria atomica. L'incipt non lascia dubbi: «Accendere la luce è spesso il primo gesto ad ogni nostro risveglio e premere l'interruttore per spegnerla è l'ultimo. In mezzo ci sono mille azioni per scaldarci, muoverci, divertirci, lavorare e riposare: azioni che possiamo compiere solo grazie all'abbondanza di energia di cui godiamo. Ci siamo abituati ad averla sempre a nostra disposizione, senza mai pensare da dove viene e come è prodotta. Solo nei momenti di crisi ci accorgiamo di quanto sia importante... Oggi viviamo proprio una di queste crisi: il petrolio sta finendo ed è destinato a costare sempre di più ; a ciò si aggiunge il problema dei cambiamenti climatici. In pochi decenni, il consumo massiccio di carbone e derivati del petrolio ha profondamente alterato l'atmosfera del pianeta, con conseguenze che rischiano di essere fuori controllo se non interveniamo immediatamente.
La decisione del governo di costruire nuove centrali nucleari è stata presentata come una scelta obbligata: il nucleare - ci dicono - è pulito e sicuro; garantisce l'indipendenza dai fornitori di petrolio e gas; costa meno delle altre fonti ed è l'unica maniera per garantirci anche in futuro tutta l'energia di cui avremo bisogno. Ma siamo proprio sicuri che sia così?
Abbiamo prodotto quest'opuscolo per cercare di fornire a tutti una serie di informazioni disponibili da tempo tra gli addetti ai lavori, ma che fanno fatica a trovare spazio su mass-media, più spesso attenti ai giochi di potere che alla verità dei fatti. La questione energetica, ed in particolare la questione nucleare, non possono essere lasciate solo nelle mani degli esperti, dei politici e tanto meno in quelle degli affaristi. È una questione che ci riguarda tutti, perché è strettamente intrecciata con molti altri temi fondamentali: dall'ambiente alla democrazia, allo stile di vita che vogliamo per noi e per i nostri figli. Per questo crediamo sia importante che ciascuno si faccia una propria idea in merito, mettendo a confronto le varie posizioni. Quel che ne pensa il governo o l'Enel ve lo dicono quasi ogni giorno alla radio e alla televisione. Ma c'è un'altra versione dei fatti (e dei misfatti)... Ci dicono che il nucleare sarà indispensabile per coprire il nostro fabbisogno energetico nel prossimo futuro. Se non possiamo più utilizzare il petrolio (che sta finendo) e il carbone (che inquina troppo), come faremo ad ottenere tutta l'energia di cui abbiamo bisogno? Forse, prima di chiederci come ottenere l'energia, dovremmo chiederci se veramente abbiamo bisogno di tutti i chilowattora (kWh) che siamo abituati a consumare. Prima di pensare a costruire nuove centrali, dovremmo imparare a ridurre i nostri consumi energetici. In fin dei conti, quello che rende piacevole la nostra vita non è tanto l'energia in sé, ma i servizi che quell'energia ci fornisce».
Per i Beati costruttori di Pace bisogna puntare sul risparmio e l'efficienza energetica, sulle buone pratiche pubbliche ed i comportamenti individuali virtuosi e sottolineano che «L'energia nucleare, anche secondo le ottimistiche previsioni del governo, andrebbe a coprire poco più del 5% dei consumi energetici complessivi. Stiamo attenti quando ci dicono che il nucleare coprirà fino al 25% della produzione elettrica: l'elettricità è solo una piccola quota dell'energia totale che utilizziamo (se vogliamo essere precisi è pari al 15% dei consumi finali). Quasi metà dell'energia che il nostro Paese consuma serve a scaldare e raffrescare le case, a far circolare 35 milioni di automobili (a tanto ammontava nel 2008 il nostro parco automobilistico!) e tutti gli altri mezzi di trasporto». L'energia elettrica è la forma più pregiata di energia perché per produrla si brucia - nel vero senso del termine - un terzo delle fonti fossili (petrolio, carbone e metano) importate dall'estero, sprecandone più della metà che se ne va in calore disperso nell'aria e nell'acqua. Ma è solo una parte del problema. Nel tempo necessario a costruire le centrali nucleari (almeno 10/15 anni), e soprattutto a parità di denaro investito, potremmo ottenere risparmi tali da rendere inutile la costruzione di nuove centrali. Diamo per assodato che comunque avremo bisogno di nuove fonti, perché sarà in ogni caso necessario sostituire carbone e petrolio. Siamo proprio sicuri di non avere alternative all'energia nucleare?».

Per sapere la risposta basta leggere l'opuscolo disponibile anche sul web:
http://www.beati.org/valentinas/2010/04/nuova-pulita-rinnovabile-energia/

sabato 27 marzo 2010

Nucleare, un decreto passato senza sentire le Regioni

(articolo tratto da l'Unità del 18 marzo)

Una beffa. L 8 marzo - festa delle donne - la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto legislativo con cui il Governo vorrebbe spingere l'Italia nell'avventura nucleare.

Il d.l. attua la legge 99/2009 e tuttavia va oltre in un modo che colpisce.

Questo Governo ha fatto tante chiacchiere sul federalismo ma in realt à ha approvato questo testo senza sottoporlo alle Regioni.

In testa al decreto sta scritto: "Preso atto che la seduta del 27 gennaio 2010 della Conferenza Stato-Regioni non si è tenuta" e prosegue con gli altri passaggi di rito: visto, acquisito, ecc.

Il Governo ha considerato non indispensabile il parere delle Regioni sul testo, forse per timore che venisse bocciato.

E un primo schiaffo alle Regioni.

Nei passaggi importanti - allo scopo di aggirare le contrariet à delle singole Regioni sulla localizzazione delle centrali - è previsto il parere della sola conferenza Stato-Regioni.

Il Governo cerca di ignorare che la singola Regione è l unica titolare del diritto di decidere sul suo territorio.

In realt à il Governo sa bene che difficilmente otterr à il consenso delle Regioni e cerca di conseguenza di imbrogliare.

Ne è conferma la fuga dal nucleare, per quanto opportunista, di tutti i candidati della destra alla Presidenza delle Regioni. Per i quali l unico nucleare buono è quello costruito altrove.

Il Governo poi scrive una norma capestro, palesemente incostituzionale, prevedendo che nel caso di disaccordo della Regione interessata ci sia un decreto governativo sostitutivo della mancata intesa.

In altre parole o la Regione accetta le centrali oppure il Governo decider à comunque di farle attraverso questo decreto sostitutivo.

E' necessario che le Regioni, pur in piena campagna elettorale, decidano rapidamente di fare ricorso alla Corte Costituzionale anche contro il decreto legislativo. Per evitare che sopravviva (ormai ha forza di legge) anche ad un giudizio negativo sulla legge 99/2009.

Il d.l. contiene altre perle.

Viene affermata con sicumera l'affidabilit à dell'energia nucleare e questo costituisce il fondamento ideologico della strategia nucleare del Governo, ignorando perfino le preoccupazioni espresse dalle Agenzie per la sicurezza di Francia, Finlandia e Inghilterra su diversi aspetti delle stesse centrali che dovrebbero essere costruite in Italia.

L'Agenzia per la sicurezza ancora non esiste e la legge prevede sia costituita mettendo insieme il personale di 2 uffici pubblici esistenti e senza fondi.

Eppure, stando al dl, l Agenzia dovrebbe controllare le proposte delle aziende per le centrali, i siti, la loro costruzione, ecc.

Chi conosce le Agenzie per la sicurezza di altri paesi non pu ò che rabbrividire di fronte all'approssimazione, alla faciloneria con cui il Governo sta affrontando il nucleare in Italia.

La ciliegina finale è l'autocertificazione prevista per i costruttori di centrali che dovrebbero essere controllati dall'Agenzia che non c ’è .

Alfiero Grandi





Quanto è sicuro il reattore finlandese in costruzione? In Italia vogliono costruire queste centrali

Al link in fondo a questo post potete vedere una scheda tratta dal sito di greenpeace, dove vengono elencati problemi ai vari componenti della centrale nucleare in costruzione in Finlandia (uguale a quelle che vogliono costruire in Italia), a scapito della sicurezza.
L'immagine parla chiaro, i commenti non servono... Sono le stesse centrali che vogliono costruire qui, nel nostro territorio nazionale...

Basta copiare e incollare (o digitare) l'indirizzo nella barra degli indirizzi del vostro browser.

Link: www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/file/scheda-olkiluoto

Nucleare, Prestigiacomo: “La scelta dei siti non sarà imposta”. Realacci: “Siamo arrivati a una farsa”

Articolo tratto da http://magazine.quotidianonet.ilsole24ore.com del 25 marzo

La localizzazione dei siti non potrà che essere concordata con i territori. Non ci saranno imposizioni”. Così il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, a margine di un appuntamento a Napoli all’ospedale “Pausillipon” a sostegno di Mara Carfagna, risponde a una domanda specifica sulle scelte del governo legate allo sviluppo del nucleare. “Del resto – aggiunge – gli italiani, a sentire i sondaggi, riconoscono che essere usciti dal nucleare non è stato conveniente per il paese. E poi importiamo energia da paesi che hanno centrali nucleari ai nostri confini”

Il ministro sottolinea che il nucleare “non è tema da campagna elettorale, ne parleremo poi”, e ribadisce che “i siti saranno scelti senz’altro con il coinvolgimento del territorio”. “Ricordiamoci che negli Stati uniti si è scatenata una competizione per avere le centrali nucleari, perché ci sono convenienze a fronte di garanzie totali di sicurezza”, conclude.

E’ d’obbligo ricordare però che in caso di conflitto con gli enti locali il ministero dello sviluppo economico ha il potere di avocare la decisione e imporre un sito.

Realacci, responsabile Green Economy del Pd: “Siamo a una farsa, ma a pagare saranno gli italiani”

“Sul nucleare ormai siamo alla farsa, peccato che i danni saranno a carico degli italiani. La Polverini dichiara che non lo vuole nessuno, Berlusconi oggi in Puglia rassicura che lì non si farà una centrale, così come tutti i canditati nelle varie regioni. E’ un imbroglio indecente che sta caratterizzando tutta la campagna elettorale del Pdl: mentire sapendo di mentire e negare ai cittadini la possibilità di fare del nucleare un punto di valutazione dei candidati in lizza”.

Cosi’ Ermete Realacci, responsabile Green economy del Pd, commentando le dichiarazioni di oggi della candidata alla presidenza del Lazio Renata Polverini.

“Appena si prova a parlare di contenuti – prosegue Realacci – il centro-destro sceglie la via della menzogna”. Il Governo, “unico caso in un paese occidentale – prosegue l’esponente Pd – ha approvato una legge che decide la costruzione delle centrali nucleari anche contro il volere di regioni e territori”. Ma in campagna elettorale “il tema viene sistematicamente rimosso e anzi si rassicurano gli lettori che non sarà in quella regione che si costruirà una centrale o un sito di stoccaggio delle scorie”, attacca Realacci.

Del resto, conclude il democratico, “Berlusconi sa benissimo che la maggior parte degli italiani, è contraria ad un ritorno all’atomo. Ma con la solita strategia racconta una verità mutevole e ben sapendo che il nucleare è un argomento complicato, volutamente lo nasconde o lo mistifica”.

Impregilo e il nucleare

Post tratto da isoladeimapinguary.blogspot.com

E noi dovremmo affidare la costruzione di centrali nucleari, che potrebbero ucciderci tutti per un piccolo errore,
alla società che ha costruito l'ospedale CROLLATO de L'Aquila?...

Articolo tratto da thepopuli.it:

Giovedì 9 luglio è stata approvata la legge per il ritorno al nucleare, in barba alle volontà degli italiani, che negli anni ‘90 avevano potuto esprimere il loro dissenso tramite il referendum. Il referendum a quanto pare è scaduto, o semplicemente la voce in capitolo dei cittadini è stata annullata ed il nucleare è stato riabilitato dal parlamento col disegno di legge S. 1195-B. Così quando il resto del mondo inizia ad abbandonare il nucleare l’Italia comincia a fornirlo e si guarda bene dal finanziare altre fonti alternative, meno dannose e in ottica futura anche meno dispendiose.

Però c’è la lobby da accontentare, sempre la solita, quella di Impregilo, che viene subito accontentata da una mozione presentata da tre avvocati (Alicata, Coronella, Nania), un amministratore di banca (D’Alì), un professore ordinario di storia (Quagliariello), un medico chirurgo (Vieconte), un commercialista (digilo), una insegnante (Gallone), un imprenditore (Nessa), un consigliere regionale (Orsi) e, dulcis in fundo un dirigente industriale (Dell’Utri) ed un giornalista, o meglio, un iscritto all’albo dei giornalisti (Gasparri). Tutti esponenti del PDL, partito con amicizie vicine ad Impregilo, nessuno esperto di ambiente, ma bravi tutti di lingua come portatori d’interesse delle lobbies industriali.
Cosa fa questa allegra combriccola di nomi, in cui vi è anche il senatore Dell’Utri, fondatore di Forza Italia, presunto postino tra Corleonesi e Berlusconi, condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa? Presenta una mozione, ovviamente approvata, in cui impegna il governo a persistere nella politica del nucleare, e tralasciare il solare termodinamico perchè troppo dispendioso e di difficile applicazione. Il che potrebbe essere anche verosimile, in un ottica di breve periodo ed applicabilità, però perchè fare una mozione per ribadire il concetto?
Chiaramente ancora una volta la lobby di Impregilo ha vinto, come ha vinto con il ponte sullo stretto, la ricostruzione dell’Abruzzo, le linee ad alta velocità tra Milano e Napoli e Torino e Venezia, il passante autostradale di mestre e gli adeguamenti sulla Salerno-Reggio Calabria, la monnezza di Napoli, la costruzione dell’inceneritore di Acerra. Impregilo è, insomma, il braccio armato del governo, non è un caso infatti, che proprio nel corso della gara d’appalto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, lo stesso Dell’Utri di cui sopra, assicura all’amico Carlo Pelanda, che a sua volta riferisce all’allora presidente di Impregilo Paolo Savona, che “La gara per il ponte sullo Stretto la vincerà Impregilo”. Da allora (2005) i vertici societari sono cambiati, ma è arrivato Salvatore Ligresti, uno dei condannati di tangentopoli (2 anni e 4 mesi), tangentista diretto di Craxi e oggi stakeholder di Berlusconi nel tessuto imprenditoriale italiano, tantochè negli ultimi giorni si vocifera un riassetto azionario nel Milan, dove avrebbe un posto nel pacchetto azionario, dato che nel cda del Milan siede già il figlio Paolo.
Le centrali nucleari infatti verranno costruite e messe in funzione da Impregilo, infatti, il senatore Dell’Utri, non ha perso occasione per rivendicarne l’appoggio perfino tramite una mozione parlamentare al Senato.
Questo nucleare per la fornitura energetica non è un passo avanti per l’Italia e per la sua popolazione, che, oltre a dover contare sulla medesima situazione energetica in cui ora si trova, dovrà anche fare i conti con lo smaltimento delle scorie, problema, che con il solare termodinamico non sarebbe nemmeno sorto.
Eppure, quando le lobbies la fanno da padrone succede che l’interesse del cittadino non conta più nulla, ma quello del piccolo gruppo di potere rimane sacrosanto. E qui non si parla solo di costi, ma di salute.
Marcello Accanto dal suo blog “Artaut” fa inoltre notare le parole del fisico Carlo Rubbia, che sono un ottimo cappello di smentita alla mozione pro-lobby del nucleare:
un ipotetico quadrato di specchi di 40mila km² (200km per ogni lato) basterebbe per sostituire in toto tutta l’energia derivata dal petrolio prodotta oggi nel mondo, mentre per alimentare un terzo dell’Italia basterebbe un’area equivalente a 15 centrali nucleari: vasta, in pratica, quanto il Grande Raccordo Anulare“.

mercoledì 24 marzo 2010

COMUNICATO STAMPA DI LEGAMBIENTE

Rovigo, 23 Marzo 2010 Comunicato Stampa

COMINCIA OGGI IL NUCLEARE ALL’ITALIANA
MA DOBBIAMO PROPRIO METTERLE QUESTE CENTRALI NUCLEARI?
E DOVE? IN POLESINE? A LEGNAGO? A CAVARZERE?
BASTANO LE CARATTERISTICHE NATURALI DEL TERRITORIO?
E LE POPOLAZIONI ESISTONO?
QUALE LA FINE DEL LE ATTIVITA’ ECONOMICHE COLPITE DALLA CENTRALE?
E QUALI I VERI COSTI?

Da oggi i siti delle nuove centrali nucleari verranno scelti non dallo Stato ma dai privati, saranno equiparati ad aree militari e, come tali, segreti. Le regioni non potranno opporsi alla localizzazione degli impianti sul loro territorio
“Ma il tema del ritorno del nucleare – afferma Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto- anche se il più sentito dai cittadini viene abilmente evitato dai candidati presidenti. Il silenzio pre-elettorale imposto da Berlusconi, però, non ha fatto dimenticare agli elettori lo spauracchio degli otto reattori previsti sul territorio nazionale”.

Legambiente ha posto a tutti i candidati governatori la domanda “ disponibile o contrario ad ospitare una centrale nucleare sul territorio regionale?”. Il risultato è stato quasi plebiscitario, con tutti i candidati contrari. Una domanda sorge spontanea: se il governo non riesce a convincere i suoi candidati, come pensa di convincere i cittadini italiani?

Le ragioni dell’ambiente e delle popolazioni –secondo Legambiente

La regione Veneto è una possibile candidata ad ospitare un impianto nucleare, si dice nella zona compresa tra Adige e Po, a partire dalla Bassa Veronese fino al mare.
Un territorio che non è un deserto
E’ un territorio che ha densità abitativa minore che altrove, ma la popolazione c’è ed è tanta, localizzata in piccoli centri diffusi sul territorio.
Territorio ideale per una centrale nucleare?
Proprio l’intreccio fra fattori naturali e umani ci avverte che non bastano le caratteristiche naturali per designare come idoneo il territorio del Basso Veneto.
Vulnerabilità presenti
Da decenni si avvertono le principali vulnerabilità del territorio: inquinamento delle acque, l’alterazione della struttura dei corsi d’acqua, subsidenza e conseguente erosione degli scanni sabbiosi, avanzamento del cuneo salino, impatto della centrale termoelettrica di Polesine Camerini.
Le nuove vulnerabilità portate dal nucleare
Le centrali che il Ministero delle Attività Produttive prevede, hanno bisogno di 100 mc/secondo di acqua. Una quantità che il Po sarebbe in grado di fornire. Teoricamente.
Queste sono zone a rischio idraulico, cioè zone soggette ad inondazioni periodiche, zone a deflusso difficoltoso, cioè aree di ristagno idrico per mancato drenaggio in quanto terreni poco permeabili, in definitiva, come dichiara il Piano territoriale Provinciale di Rovigo, “zone ad alta vulnerabilità”.
Un territorio che può aspettarsi esondazioni, che è mediamente al di sotto del livello del mare (-2,-4 m.), con i due maggiori fiumi di Italia pensili nel tratto del Polesine non è territorio adatto ad una centrale nucleare nel mondo intero. Ma l’Italia fa parte del mondo?
Occorrerebbero costi aggiuntivi. E allora dove sarebbe la convenienza (predicata già ora senza uno straccio di prova) del nucleare che tanto sbandiera il ministro Scajola?
Ma poi c’è veramente tanta acqua?
Una centrale EDR come quelle immaginate da Ministro Scajola richiedono 100 mc di acqua al secondo.
Il problema è dunque: per garantire l’acqua alla ipotetica centrale nucleare veneta (e quella piemontese, anch’essa ipotizzata, non avrà bisogno della stessa quantità attinta dal Po?) quanta agricoltura dovrà essere privata di acqua?
Per di più l’ 89 % dell’acqua prelevata dal fiume viene asportata da Piemonte e Lombardia e solo l’11 % dall’Emilia-Romagna e Veneto.
Facile capire che l’agricoltura più colpita sarà quella del Polesine e del Delta in particolare.

Ma ancora…
Il cuneo salino, nei periodi di maggiore siccità, si è spinto fino a 25-30 km dalla costa, impedendo l'utilizzo dell'acqua per l'irrigazione in un'area che ha superato i 20 mila ettari.
Di quanti chilometri ancora salirebbe il cuneo se si sommasse alle acque sottratte attualmente, anche il 25-30% (i 100 mc/secondo richiesti da una centrale nucleare EDR) di acqua delle portate di minima?

Se il Po è insufficiente,
potrebbero esserlo nel Basso Veronese o nel Cavarzerano
l’ Adige e ancor di più il Fissero-Tartaro-Canalbianco?

Centrale più centrale uguale agricoltura senz’acqua
Già oggi la centrale di Porto Tolle ha obblighi di dimezzamento della produzione e anche di blocco di essa in presenza di portate minime del Po (380 mc/secondo).
Cosa accadrebbe se oltre la centrale a carbone fosse presente una centrale nucleare?
Questa, a differenza di quella a carbone, non può essere fermata. Dunque? Ne verrebbe penalizzata l’agricoltura del Delta e dell’intero Polesine, che si vedrebbe sottratta acqua proprio nei periodi di maggior bisogno.

Il turismo del Delta sopravviverebbe?
Le presenze turistiche straniere nel 2009 sono aumentate in provincia di Rovigo del 2% (del 5,6% nel Delta, quasi 800mila totali), con una occupazione nel Delta di più di 600 unità lavorative.
La semplice presenza di una centrale nucleare (sommata ad una centrale a carbone), gli effetti sugli scanni, con indebolimento delle strutture dovute allo scarso apporto di solidi, potrebbero portare a una stasi e al deperimento dell’industria del turismo .

La pesca
Il pescato del mare di fronte al delta e la molluschicoltura potrebbero vedere in pericolo il proprio mercato per la modifica del regime delle acque nelle lagune (per i molluschi) e per l’effetto negativo sul marketing. Gli attuali 1838 posti di lavoro potrebbero essere mantenuti?

Perdere 600 posti di lavoro nel turismo più 1800 nella pesca da che cosa sarebbero sostituiti?
Il Sole 24Ore alcuni mesi fa, sponsorizzando la nascita del nucleare in Italia, affermava che le 4-5 centrali porterebbero ben 2000 (duemila!) posti di lavoro. Cioè in tutta Italia meno dei posti di lavoro offerti in Polesine da pesca e turismo.
L’efficienza energetica e le rinnovabili sono capaci di creare almeno 30-50 posti di lavoro contro 1 (uno) nel nucleare. In Italia, al 2020 con la diffusione delle rinnovabili si potrebbero creare dai 150 ai 200mila nuovi posti di lavoro. Senza toglierne ad altri settori come pesca e turismo , che, per il Polesine, rappresentano una economia di qualità.

Il nucleare serve per differenziare le fonti energetiche?
Bisogna essere precisi, per non correre il rischio di fare ordinaria demagogia. Uno studio del Cesi Ricerca del 2008, prevede, con la costruzione di 4 reattori EPR di terza generazione evoluta da 1.600 MW l’uno, che si potrebbe risparmiare, dal 2026 in poi, appena 9 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale, pari al 10% dei consumi attuali e pari al contributo di un rigassificatore di media taglia

Il tempo non è una variabile indipendente
Continuare ad ignorare che produrre energia dall’atomo in Italia non sarà possibile prima del 2025-2030 è mettere la testa sotto la sabbia. La crisi economica e quella energetica hanno bisogno di provvedimenti immediati, che solo l’efficienza e le energie alternative possono dare.

Dicono: L'energia nucleare abbondante. Ma sappiamo di che parliamo?
Oggi essa copre il 6,4% del fabbisogno mondiale di energia, e di uranio fissile, a questo ritmo modesto di impiego, secondo il rapporto Aiea del 2001, ce n'era per 35 anni. Certo, si potrebbe ricorrere all'uranio 238, ben più abbondante in natura: si tratta di un tipo di uranio non fissile, che si può trasformare in plutonio, ingrediente principale per le bombe. Materiale dunque ad alto rischio di proliferazione militare e anche sanitario: un milionesimo di grammo è la dose che può essere letale per inalazione.

Ma allora quanto costa il kilowattora nucleare?
il costo dell'energia prodotta è lievitato, man mano che le popolazioni (e i lavoratori) statunitensi chiedevano standard di protezione sempre più elevati.
Vorremmo ricordare a ministri, politici e Confindustria che tuttora il danno sanitario da radiazioni non ammette soglia al di sotto della quale non c'è rischio: dosi comunque piccole - questa è la valutazione della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti - possono innescare i processi di mutagenesi che portano al danno somatico (tumori, leucemia) o genetico.
Da qui la lievitazione dei costi per la riduzione di rilasci di radiazioni, si badi, in condizioni di funzionamento di routine, degli impianti. E, a maggior ragione, la questione della sicurezza da incidenti.


La morale della storia:
Per raggiungere l’obiettivo del 25%
di energia dall’atomo previsto dal governo,
l’Italia dovrebbe trasformarsi in un unico cantiere nucleare
per almeno 20 anni

Ci vorrebbero almeno 7 reattori nucleari da 1600 megawatt, poi servirebbero i depositi per le scorie e gli impianti per la fabbricazione del combustibile. In sintesi, l’Italia diverrebbe un unico grande cantiere per almeno 20 anni e si ritroverebbe diffuse sul territorio strutture imponenti e insicure, per realizzare le quali bisognerebbe affossare ogni altra forma di produzione energetica, come le rinnovabili, condannando il paese all’arretratezza e rinunciando a tutte le opportunità occupazionali (250mila posti di lavoro già oggi solo in Germania), tecnologiche e di sostenibilità che le rinnovabili invece garantiscono.
“LE POPOLAZIONI DEL BASSO VERONESE, DEL CAVARZERANO, DEL POLESINE, DEL DELTA DEL PO SE LA SENTONO DI RISCHIARE?” è la domanda finale che pone Michele Bertucco .


Lo studio geografico completo dei territori in cui è considerata probabile l’istallazione di un impianto nucleare è a disposizione di chiunque fosse interessato presso la sede di Legambiente Veneto.

domenica 21 marzo 2010

Disastro nucleare di Chernobyl

Non tutti possono capire le dimensioni reali del disastro nucleare di Chernobyl, di ciu la Bielorussia subisce ancora le conseguenze. Molti, specialmente all'estero, pensano che questo incidente sia un evento del lontano passato, ma continua ad interessare tutte le sfere di attività vitale. La cosa peggiore è che non si può essere sicuri che le conseguenze peggiori per la salute e l'ambiente sono nel passato.

Conseguenze ecologiche.
Il 26 aprile 1986, nella quarta unitа della centrale elettrica nucleare di Chernobyl (Ucraina) è accaduto l’incidente. Durante le prime settimane successive al disastro livelli elevati di radiazione causata dagli isotopi di breve durata, soprattutto iodio-131, sono stati registrati su tutto il territorio bielorusso. In alcune città l'intensitа di radiazione ha raggiunto 27 mr/h (circa mille volte superiore alla norma).

Nel periodo attuale e nel prossimo futuro la situazione radioecologica in Bielorussia è determinata dall'attività degli isotopi longevi. Tra loro cesio-137, stronzio-90 e gli elementi transuranici plutonio-238, 239, 240, 241 ed americio-241.

Subito dopo il disastro quasi il 23% del territorio bielorusso con circa 2 milioni di abitanti è stato contaminato da cesio -137, producendo radiazioni del livello di più di 37 kBq/km2. Sul 66% del territorio della repubblica la densità di contaminazione da cesio-137 eccedeva i 0.3 Ci/km2. Secondo diverse valutazioni alla Bielorussia tocca il 34 - 70% delle precipitazioni radioattive totale di questo radionuclide del totale del continente europeo. Date le dimensioni e la complessità delle conseguenze del disastro il governo ha approvato un certo numero di vaste misure, compreso il trasloco degli abitanti dalle zone più contaminate. Nel mese di luglio del 1990 il Consiglio Supremo della Bielorussia, dopo aver considerato la vastità e la gravità delle conseguenze della catastrofe di Chernobyl, ha dichiarato il territorio della repubblica zona di disastro ecologico.

Secondo i dati scientifici a partire da 2002 la situazione radioecologica può essere suddivisa come segue: il 21% del territorio totale (oltre 43 mila km2, principalmente nelle regioni di Gomel, Mogilev e Brest) è contaminato da cesio-137 e quasi 20 mila km2 sono contaminati con stronzio-90 nelle regioni di Mogilev e Gomel (circa il 10% del territorio).

La contaminazione radioattiva del terreno pone seri problemi per il settore agricolo, prima di tutto per quanto riguarda la qualità accettabile degli alimenti prodotti. Sono stati danneggiati anche altri ecosistemi.

I sistemi acquatici più contaminati sono i bacini dei fiumi Dnieper, Sozh e Pripyat. Il problema della contaminazione radioattiva delle masse d'aria si riferisce soltanto alle zone adiacenti quella dell’evacuazione. La formazione della polvere aumenta notevolmente durante i lavori nei campi e nelle altre attività. I disastri naturali incidono significativamente sulla contaminazione radioattiva, soprattutto gli incendi delle foreste e della torba. In seguito alla catastofe nella zona di contaminazione radioattiva si trovano quasi 1.7 milioni di ettari di foreste ossia il 23% delle foreste della repubblica. Secondo le previsioni la contaminazione da radionuclidi delle foreste aumenterà. Tra i prodotti alimentari dei boschi sono contaminati maggiormente i funghi e le bacche (i mirtilli, gli ossicocchi e le fragoline).

Conseguenze sulla salute.
Le mappe delle precipitazioni radioattive di iodio-131 pubblicate durante i primi mesi successivi all'incidente e la ripartizione geografica dei casi di cancro alla tiroide forniscono le prove che praticamente tutta la popolazione della Bielorussia ha subito cosi detta la “scossa dello iodio. L’ irradiazione della tiroide durante il periodo dello iodio ha interessato oltre 500 mila persone tra gli abitanti bielorussi. Più del 30% dei bielorussi soffrono di patologie della tiroide legate al disastro nucleare di Chernobyl. Come è noto a tale patologia conseguono altri disturbi, quali malattie cardiovascolari, cancro al seno e al sistema riproduttivo femminile, disturbi di omeostasi, di metabolismo e dello stato psico-emozionale.

Dalla scossa dello iodio sono stati maggiormente irradiati i bambini (in particolare sotto 7 anni) e gli adolescenti. Si registra un notevole aumento del cancro alla tiroide tra i bambini. Al confronto con il periodo pre-disastro il numero dei casi di cancro tra questi ultimi è aumentato di 33.6 volte e tra gli adulti di 2.5-7 volte.

Per migliorare il supporto medico fornito a questa categoria della popolazione è stato messo a disposizione un certo numero di istituzioni scientifiche e della sanità pubblica.

Oltre alla patologia della tiroide nella popolazione residente nelle zone contaminate si registrano tanti casi di malattie del sistema nervoso ed endocrino. Inoltre, nelle zone contaminate si registra un’aumento dei difetti congeniti allo sviluppo rispetto al periodo pre-disastro.

Si possono pronosticare effetti indiretti della radioattività sulla salute della popolazione sulla base dei dati dei casi di malattie tra le persone che hanno partecipato alla liquidazione delle conseguenze del disastro nel 1986-1987 (circa 70 mila unità) confrontandoli con quelli relativi alla popolazione di simile età che non si sottopone a controlli particolari. Particolarmente tante sono le differenze nei casi di malattie del sistema endocrino (7.4 volte), del sistema della circolazione del sangue (7.4 volte), della digestione (6.4 volte), del sistema nervoso (3.2 volte), dei tumori (2.1 volte).

Il livello di invalidità permanente tra le persone che hanno partecipato alla liquidazione delle conseguenze del disastro è di 1.6 volte superiore a quello della popolazione adulta nella repubblica (114.3 e 71.6 casi ogni 10 mila persone, rispettivamente). Le cause principali di invalidità sono le malattie del sistema della circolazione del sangue e i tumori.

Danni sociali ed economici.
Il disastro nucleare di Chernobyl ha interessato tutte le sfere delle attività vitali, la produzione, la cultura, la scienza, l'economia, ecc. Sono stati messi fuori dall'attività produttiva agricola 2.64 mila km2 di terreno coltivabile. Sono stati liquidati 54 poderi statali e collettivi nel settore agricolo, chiuse 9 fabbriche nel settore commerciale. Nel terreno arabile il raccolto è stato significativamente ridotto, drasticamente decimato il numero dei capi di bestiame.

Sostanzialmente è diminuito l'utilizzo delle risorse minerali, forestali ed altre. Nella zona contaminata esistono 132 giacimenti di materie prime minerali di vario tipo, 22 dei quali sono stati rimossi dall'attività produttiva.

La silvicultura è stata molto danneggiata. Attualmente la perdita annuale delle risorse del legname eccede i 2 milioni di m2. Nella zona contaminata sono situate circa 340 imprese industriali, le cui condizioni di funzionamento sono peggiorate.

I danni totali causati alla repubblica dall'incidente di Chernobyl calcolati per il periodo di 30 anni da relativo superamento sono valutati in USD 235 miliardi, pari a 32 budget repubblicani del 1985. Ciò include le perdite relative al deterioramento della salute, al danneggiamento alle industrie ed al settore sociale, al settore agricolo, all'industria edilizia, al trasporto, alle comunicazioni, all'alloggiamento ed alle aziende communali di abitazioni e servizi, alla contaminazione delle risorse minerarie e materiali di base, alle risorse terriere, idriche, forestali ed altre, così come i dispendi supplementari relativi alla liquidazione ed all'attenuazione delle conseguenze del disastro, nonchè l’assicurazione delle condizioni sicure per la vita della popolazione.

Le sfere principali di attività per il superamento delle conseguenze di disastro.
Durante i primi anni successivi alla catastrofe il Consiglio dei Ministri ha adottato diverse disposizioni e impartito istruzioni circa i problemi di liquidazione delle conseguenze del disastro nucleare di Chernobyl. Tuttavia era sempre più evidente che senza un programma governativo definito della liquidazione delle conseguenze di questo disastro e una rispettiva legislazione tutto il complesso dei problemi non poteva essere risolto. A questo scopo negli anni 1990-1991 si è lavorato intensamente per formulare e promulgare leggi adeguate.

Provvedimenti protettivi nel settore agricolo.
Poichè una parte considerevole della contaminazione si forma attraverso l’assunzione dei radionuclidi con i prodotti alimentari i provvedimenti diretti alla ricezione dei prodotti con i radionuclidi nei limiti della norma nelle zone contaminate hanno importanza primaria. A questo scopo la Bielorussia effettua una gamma di provvedimenti protettivi, inclusi i seguenti:

• Calcinatura dei terreni acidi (oltre 40 mila ettari all’anno);
• Immisione di dosi maggiori di concimi potassici e fosforici nella intera zona dei terreni agricoli contaminati da cesio-137 superiore a 1 ci/km2;
• Immisione di pesticidi nelle colture su terreni con densità di contaminazione da cesio-137 superiore a 5 Ci/km2;
• Miglioramento radicale dei pascoli ed erbai per il bestiame del settore privato e pubblico;
• Utilizzo di assorbenti cesioleganti. La Bielorussia produce boli (pricipalmente per il settore pubblico) e mangimi al ferrocianuro;
• Controllo della radiazione che comprende l'ispezione dei terreni agricoli, il controllo della qualitа di produzione nei limiti del cesio-137 e dello stronzio-90.
Adottare questi ed altri provvedimenti, compresi i processi naturali di autopurificazione e l’immobilizzazione dei radionuclidi, ha permesso nel corso degli anni successivi al disastro di ridurre notevolmente le sostanze radioattive nella produzione agricola: cesio-137 di 10 volte e stronzio-90 di 2-3 volte.

La direzione indispensabile nei lavori di liquidazione delle conseguenze del disastro di Chernobyl è verso il mantenimento delle zone di trasferimento e di isolamento. La zona di trasferimento si estende su 450 mila ettari. La zona di isolamento ne occupa 170 mila, su cui è stata creata la riserva statale di eco-radiazione di Polessie, allo scopo di impedire il trasferimento dei radionuclidi nelle zone meno contaminate, per la protezione dei boschi dagli incendi, per lo studio dello stato dei complessi vegeto-naturali e per il controllo radioecologico.

Lo stato ha particolare cura circa la salute dei bambini che risiedono nelle zone contaminate. Oltre 474 mila persone hanno diritto alla ristabilizzazione, compresi 397 mila bambini ed adolescenti. Le possibilità dello stato permettono di effetuareannualmente la ristabilizzazione di circa la metà dei bisognosi. Nel sistema del comitato di Chernobyl è stata creata e sviluppata la rete dei centri di riabilitazione per bambini ed adolescenti vittime dell'incidente. Attualmente i centri possono ospitare 1.700 bambini e 3 sono centri in costruzione per altri 800 bambini. Solo nel 2001 sono stati riabilitati nei centri oltre 20 mila bambini ed adolescenti.

I paesi dell’Europa occidentale ed altri paesi forniscono l'assistenza alla Bielorussia nella riabilitazione dei bambini. Negli ultimi 5 anni, quasi 220 mila bambini (oltre 50 mila l’anno) sono stati riabilitati in 19 paesi (Germania, Italia, Francia, Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica ceca, Austria, Svezia, Svizzera, Irlanda, Slovacchia, Bulgaria, Iugoslavia, Romania, Gran Bretagna, Lussemburgo e Giappone). Estremamente attive in questa sfera sono le organizzazioni sociali.

Le conseguenze della catastrofe di Chernobyl sono difficili da misurare. Per superarle ci vorranno decine di anni, durante i quali l’economia, le sfere sociali ed altre sfere di importanza vitale saranno sotto il segno del disastro. Annualmente il paese subirà enormi perdite nella produzione e nelle rendite ed i suoi cittadini subiranno perdite relative al deterioramento della salute e della posizione sociale.