INFORMAZIONI SUL COMITATO

- COMITATO ANTI NUCLEARE DEL BASSO VERONESE
- Il comitato nasce a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare resa effettiva dalla Legge Sviluppo “ Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in Luglio 2009 dal Governo. Il vecchio piano CNEN risalente agli anni 80’ prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta, e ad oggi mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna tristemente alla ribalta. Ad aggravare quest’ipotesi dobbiamo anche registrare l’intervento del Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato quest’estate la disponibilità ad accoglierne una nella nostra Regione. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, nel nostro territorio e in tutto il territorio nazionale ribadendo l’importanza di investire nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile in linea con altri paesi europei
giovedì 28 gennaio 2010
Tratto per intero da http://temporeale.libero.it/libero/news/2010-01-27_127458006.html
Voto contrario espresso da Lombardia, Veneto e Friuli
(ANSA) - ROMA, 27 GEN - La Conferenza delle Regioni ha dato parere negativo, a maggioranza, al piano di costruzione di nuove centrali nucleari. Voto contrario rispetto alla decisione della Conferenza e' stato espresso dalla Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. ''Siamo contro il nucleare - ha detto il presidente della Basilicata, Vito De Filippo - e' una scelta non positiva che non ha esiti immediati e che impatta negativamente sulle scelte energetiche''
mercoledì 27 gennaio 2010
Il vergognoso affare nucleare
lunedì 25 gennaio 2010
Energia per il futuro - Lettera di alcuni scienziati.
Riportiamo una lettera importante scritta da alcuni scienziati, tra cui Vincenzo Balzani (Università di Bologna)
Tratto da www.energiaperilfuturo.it
Who else, if not the scientists, is responsible for setting guidelines for defining progress and for protecting the interests of future generations?
Richard R. Ernst, Nobel per la Chimica.
Siamo un gruppo di docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca, pienamente convinti che non sia più il tempo in cui gli scienziati possono chiudersi nelle loro torri d’avorio per dilettarsi con loro ricerche, senza curarsi dei problemi della società in cui operano e di quelli dell’intero pianeta. Per il privilegio che abbiamo avuto di poter compiere studi universitari e di lavorare nel campo delle ricerca e dell’insegnamento, abbiamo la responsabilità di informare ed educare le persone e dobbiamo dare il nostro contributo per superare le difficoltà che caratterizzano la nostra epoca
Ogni giorno di più ci rendiamo conto della fragilità del mondo in cui viviamo e possiamo dire, con Hans Jonas che “è lo smisurato potere che ci siamo dati, su noi stessi e sull’ambiente, ad imporci di sapere cosa stiamo facendo e di scegliere in quale direzione vogliamo inoltrarci”. È sempre più urgente, quindi, che gli scienziati guardino oltre i confini del loro laboratorio per contribuire a compiere scelte che permettano alla nostra e alle prossime generazioni di vivere in un pianeta più accogliente, in una società più giusta e in un contesto internazionale più pacifico.
Siamo pienamente consapevoli che la responsabilità di prendere decisioni, sia in campo nazionale che internazionale, spetta ai politici democraticamente eletti e non pretendiamo affatto che si affidi la guida politica del Paese agli scienziati. Crediamo però che, come accade nelle nazioni più progredite, soprattutto oggi negli Stati Uniti, i politici abbiano il dovere di consultare gli scienziati sui problemi che possono essere affrontati e risolti soltanto con una approfondita conoscenza della scienza e della tecnologia.
Veneto e nucleare.
Nucleare, Bortoluzzi: Dalle parole di Zaia ai fatti: il Veneto inserisca la norma AntiNucleare nella finanziaria regionale, motivando con l'enorme spreco di denaro pubblico che ne deRIVA – 4 gennaio 2010 - dal sito www.radicali.it
La Regione Campania e la Puglia hanno inserito nel loro quadro normativo Leggi che di fatto bloccano, a diverso titolo, la possibilità di costruire centrali nucleari nei loro territori. Il Veneto, ad oggi, non ha fatto nulla in questo senso e rischia "di restare la Regione che si affaccia al mare con il cerino in mano". Le nuove centrali, infatti, hanno bisogno di tanta acqua per il raffreddamento dei reattori, tanta che le Regioni maggiormente indiziate sono certamente quelle con affaccio diretto sul mare e, magari un concomitante corso d'acqua. "Il Veneto - spiega Bortoluzzi, che ha convocato con Emma Bonino gli stati Generali sul Nucleare a Padova il 30 e 31 gennaio - rischia di fare la fine di sempre, in barba al federalismo e al "padroni a casa nostra" che ci vogliono far credere sarà: diventare la pattumiera nucleare d'Italia perché i nostri governanti o candidati tali dichiarano la loro avversità per prendere voti, ma non promuovono iniziative legislative adeguate a lasciare i cittadini veneti tranquilli". Il nostro approccio, continua - non è ideologico. Noi sosteniamo infatti che il nucleare sia tecnologia vecchia e che non conviene. Tra 10 anni, o 20 con i ritardi di costruzione che si sono manifestati anche in Francia, le centrali saranno più antiche che le centrali a carburanti fossili oggi, e - soprattutto - crediamo che tutte le regioni debbano partire dalla stessa base, mentre in Italia c'è già chi, per certo, sta iniziando a dire no.
Da qui l'appello al Centro Sinistra Veneto: "Propongo all'opposizione di concentrare le forze su questa richiesta durante l'approvazione della finanziaria del Veneto. Per una volta, data la particolare situazione, chiedo a tutti di uscire dal rapporto contrattuale con la maggioranza e di far comprendere ai cittadini che un'opposizione vera, seria, che ha motivazioni profonde e forza per portarle avanti esiste a questo dilagare populista che vota a Roma per il Nucleare, promette ai Veneti che non sarà a casa loro, ma non promulga Leggi adeguate a mantenere queste promesse, lasciando che oggi il Veneto sia l'indiziato numero uno per la costruzione di una centrale".
Elezioni regionali in Veneto e nucleare - dal sito del Quotidiano del Nord
Dal sito del Quotidiano del Nord - Elezioni regionali in Veneto e nucleare, Legambiente lancia quesiti
Veneto - 15 gennaio 2010 - “Una centrale nucleare nel Veneto, sì o no?”. Questo il quesito che Legambiente Veneto rivolge a tutti i canditati alle prossime elezioni regionali, sollecitando una risposta immediata, in modo da garantire un confronto trasparente e democratico sul rilancio del nucleare in Italia. “Un tema così pesante per il futuro del Paese e della nostra regione da non potere in alcun modo rimanere fuori dal dibattito elettorale - sottolinea Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto -. I cittadini veneti non possono essere costretti a escludere la questione atomica dalle loro valutazioni”. “Tutti i candidati - prosegue Bertucco - ci dicano chiaramente come la pensano e come intendono comportarsi nel momento in cui andrà stabilita la localizzazione dei siti per le centrali. A quanto pare il governo sta cercando di rimandare ogni decisione sui possibili siti a dopo le elezioni ma si rischia così di procedere in maniera ben poco democratica. Gli elettori devono conoscere le posizioni di coloro che stanno per delegare a governare il territorio”. Le Regioni hanno un ruolo essenziale nella definizione delle politiche energetiche del nostro Paese. Tant’è che undici di loro (Lazio, Marche, Umbria, Basilicata, Puglia, Calabria, Toscana, Liguria, Emilia Romagna e Piemonte, Campania), ma non il Veneto hanno avanzato ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti della norma varata dal governo che (caso unico nei paesi occidentali) prevede la possibilità di avviare la costruzione di una centrale nucleare o di un impianto di trattamento di scorie anche in presenza di un parere contrario delle istituzioni locali e delle regioni interessate, militarizzando inoltre i siti scelti.
mercoledì 20 gennaio 2010
L'energia eolica in Spagna. Studi e riflessioni.
Temi chiave per il futuro dell'energia eolica in Spagna
ScienceDaily (7 settembre 2009) - La rivista politica energetica ha recentemente segnalato due studi che mettono in risalto alcune questioni fondamentali per il futuro dell'energia eolica in Spagna. Un team di ingegneri presso l'Università di Saragozza ritiene che sia "tecnicamente valida ed economicamente ragionevole" per l'energia eolica per il 30% della produzione totale di energia della Spagna. Un rapporto da due ricercatori dell'Università di Alcalá (UAH) e la European Wind Energy Association (EWEA), nel frattempo, dice il numero di posti di lavoro generati da questo settore l'Unione europea ha aumentato del 226% dal 2003.
"Al giorno d'oggi, la fornitura parchi eolici circa il 12% dell'energia elettrica prodotta in Spagna, ma entro il 2030, questo potrebbe salire al 30%", dice José Luis Bernal, del Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell'Università di Saragozza e co-autore di un studio pubblicato recentemente sulla rivista politica energetica.
Il suo team ha sviluppato il suo proprio metodo di calcolo basato sulla quantità di energia hanno contribuito da varie fonti. I risultati mostrano che un mix energetico, con l'energia eolica che fornisce il 30%, l'energia solare turbine il 20% e il gas un ulteriore 20% (10% -15% di produzione di biogas e il 5% -10% di gas naturale), è tecnicamente ed economicamente praticabile in Spagna . Il resto sarà costituito da impianti idroelettrici, geotermia e biomassa (20% tra le tre) e di energia dalle centrali elettriche di carbonio (10%), che dovrebbero applicare le tecniche di cattura di CO2 al fine di ridurre il loro impatto sul riscaldamento globale.
I fattori di proposta per la questione delle turbine eoliche potenzialmente ancora in piedi, quando c'è vento, sembra di un contributo da combustibili fossili di meno del 20% e non considera l'uso di energia nucleare. "Secondo i nostri calcoli, il costo per kilowatt-ora (kWh) potrebbe essere compresa tra 5,5 e 6,1 centesimi di euro", ha detto Bernal.
Lo studio dimostra che i parchi eolici sono stati già fornisce circa il 10% di elettricità in Spagna nel 2007 (260 TWh), quando la loro capacità di generazione di energia è aumentato del 33,2%, passando da 11,63 GW in gennaio a 15,5 GW entro il dicembre dello stesso anno. Questo trend di crescita si è attestata fino al giorno d'oggi, sia in termini di megawatt prodotti e nella generazione di posti di lavoro.
Venti favorevoli per l'occupazione
Nel 2008, l'energia eolica fornito circa 104.000 posti di lavoro nell'Unione europea, secondo un rapporto, pubblicato anche in politica energetica, da Maria Isabel Blanco, presso l'Università di Alcalá (UAH) a Madrid, e Gloria Rodrigues, dalla European Wind Energy Association (EWEA). "Si tratta di un aumento del 226% rispetto al 2003", dicono gli autori.
Lo studio mostra che la produzione di questa energia fornisce occupazione diretta per 38.000 persone in Germania, 20.500 in Spagna e 17.000 in Danimarca, i tre principali paesi produttori della UE. Produttori di turbine e dei loro componenti rappresentano il maggior numero di posti di lavoro creati, che sono presi in gran parte da uomini (che rappresentano il 78%), come è generalmente il caso delle catene di produzione industriale.
Il rapporto, basato su un'indagine svolta tra le aziende leader del settore, dimostra che un nuovo mercato legato al settore dell'energia eolica sta nascendo in Europa, con Francia, Italia, Irlanda e Portogallo anche svolgere un ruolo attivo. Tuttavia, nonostante questi sviluppi dinamici, vi è "una mancanza di specialisti, project manager, ingegneri e l'esercizio e la manutenzione degli esperti" per le centrali eoliche. Al fine di risolvere questa situazione, lo studio chiede misure da mettere in atto per educare i lavoratori e aumentare la loro mobilità.
Il più grande impianto fotovoltaico d'Italia
Il link alla notizia lo trovate sempre nella solita sezione apposita.
Carlo Bertani: "Arriva il Bengodi nucleare"
Solito link su "Articoli recenti"
La Chiesa ad Agrigento sostiene il nucleare?
Sarebbe interessante chiarire la questione...
Per tutti gli interessati trovate il link della notizia nella sezione "articoli recenti" in basso a destra.
Anche la Regione Sicilia dice no al nucleare
E il cerchio delle regioni disponibili si stringe....
Il WWF e la centrale del Garigliano
La centrale nucleare del Garigliano ha prodotto e produce contaminazione da materiale radioattivo, “malformazioni e i più elevati indici di leucemia d’Italia”. Lo denuncia il Wwf, alla vigilia del sit-in davanti alla centrale di Sessa Aurunca (Caserta) per dire ‘no’ al ritorno del nucleare. L’impianto venne costruito dalla Senn – Società elettronucleare nazionale, che la cedette a Enel nel 1965. Chiusa nel 1982, nel 1999 è passata da Enel a Sogin. Gli ambientalisti ricordano in una nota che “la centrale in oggetto è di tipo ‘Reattore ad acqua bollente (Bwr)’ di 160 MegaWatt, un modello superato già nel periodo di sua realizzazione”. I lavori per la realizzazione della centrale, rammenta l’associazione del Panda, iniziarono nel 1959 e finirono nel 1964 e “già nel 1963 si verificò il primo di una lunga serie di incidenti e/o malfunzionamenti più o meno gravi”. A detta del Wwf, “gli incidenti di rilievo furono 18 fino al 1982, ma solo nel novembre del 1980 ci fu la prima segnalazione ufficiale ai comuni limitrofi delle Province di Caserta e Latina”. In quell’occasione venne denunciato un incidente dovuto alle infiltrazioni di acqua di falda nei sotterranei della centrale dove c’erano i contenitori di stoccaggio delle resine provenienti dal sistema di purificazione delle acque del reattore della centrale. L’incidente, continua il Wwf, “provocò la fuoriuscita di ingenti quantità di materiale radioattivo (in particolare Cesio 137, Cesio 134 e cobalto 60)”. Qualche giorno dopo l’incidente “si registrò la morte di 25 bufale che avevano pascolato in aree sommerse dal fiume e la moria di grossi pesci lungo il tratto di mare dove sfocia il fiume Garigliano”. Il Wwf non ha dubbi: “Casi simili a questo sono innumerevoli”. Così come “sono innumerevoli i casi di malformazioni fetali di piante, animali ed esseri umani e di tumori ed altre patologie direttamente riconducibili all’inquinamento radioattivo, nella zona di Sessa Aurunca, Castelforte (Latina), Minturno (Latina) e gli altri comuni vicini”. Il Wwf chiede quindi alla Sogin – l’ente proprietario dell’impianto e che dovrebbe occuparsi della sua dismissione – di “rendere pubblici i dati attuali sulla presenza delle scorie radioattive stoccate presso la centrale, che fino a qualche anno fa, quando effettuammo la visita, erano ancora lì”. Inoltre si chiede di “procedere allo smantellamento della centrale non prima di aver attentamente ascoltato tutte le esigenze delle popolazioni locali che hanno il diritto di essere più che sicuri che tale impresa sia esente da qualsiasi rischio per la salute dell’essere umano, di tutte le altre forme di vita lì presenti e dell’ambiente”.
martedì 19 gennaio 2010
La centrale come vicino di casa pericolo leucemia per i bambini - da Repubblica
"La centrale come vicino di casa pericolo leucemia per i bambini."
Sempre in basso a destra nella sezione articoli recenti c'è il link diretto all'articolo, vi invitiamo caldamente a leggerlo e a scrivere commenti se lo desiderate...
L'Avvenire del 15-12-09
Fate particolare attenzione all'ultimo paragrafo
L’Avvenire 15 Dicembre 2009
MESSAGGIO PER LA PACE
Il Papa: «Serve un'alleanza tra l'uomo e il creato»
“La salvaguardia del creato e la realizzazione della pace sono realtà tra loro intimamente connesse”. Lo afferma Benedetto XVI nel suo messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale della pace che ricorre il 1° gennaio 2010, intitolato “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Il messaggio è stato presentato oggi (15 dicembre) in sala stampa vaticana.
Serve un'«alleanza tra uomo e ambiente». “Se, infatti, a causa della crudeltà dell’uomo sull’uomo – scrive il Papa – numerose sono le minacce che incombono sulla pace e sull’autentico sviluppo umano integrale – guerre, conflitti internazionali e regionali, atti terroristici e violazioni dei diritti umani – non meno preoccupanti sono le minacce originate dalla noncuranza – se non addirittura dall’abuso – nei confronti della terra e dei beni naturali che Dio ha elargito. Per tale motivo è indispensabile che l’umanità rinnovi e rafforzi ‘quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino’”. Il Papa ricorda “i doveri derivanti dal rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale, considerato come un dono di Dio a tutti, il cui uso comporta una comune responsabilità verso l’umanità intera, in special modo verso i poveri e le generazioni future”.
«Rivedere il modello di sviluppo economico». Una “revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo” per “correggerne le disfunzioni e le distorsioni”. E l’adozione, invece, di un modello “fondato sulla centralità dell’essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza”. “Come rimanere indifferenti – si chiede il Papa – di fronte alle problematiche che derivano da fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali? Come trascurare il crescente fenomeno dei cosiddetti ‘profughi ambientali’…? Come non reagire di fronte ai conflitti già in atto e a quelli potenziali legati all’accesso alle risorse naturali?”. “L’umanità – sottolinea - ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale”, di un modo di vivere “improntato alla sobrietà e alla solidarietà, con nuove regole e forme di impegno, puntando con fiducia e coraggio sulle esperienze positive compiute e rigettando con decisione quelle negative”. Purtroppo, osserva, si deve constatare “in diversi Paesi e regioni del pianeta” la “negligenza” o il “rifiuto, da parte di tanti, di esercitare un governo responsabile sull’ambiente”. In questo modo “l’attuale ritmo di sfruttamento mette seriamente in pericolo la disponibilità di alcune risorse naturali non solo per la generazione presente, ma soprattutto per quelle future”. “Il degrado ambientale – denuncia il Papa – è spesso il risultato della mancanza di progetti politici lungimiranti o del perseguimento di miopi interessi economici, che si trasformano, purtroppo, in una seria minaccia per il creato”. “L’attività economica”, deve quindi rispettare “maggiormente l’ambiente”.
Appello ai governi: «Contrastare i danni all’ambiente». “Compete alla comunità internazionale e ai governi nazionali dare i giusti segnali per contrastare in modo efficace quelle modalità d’utilizzo dell’ambiente che risultino ad esso dannose”. È l’appello di Benedetto XVI. “Per proteggere l’ambiente, per tutelare le risorse e il clima – suggerisce – occorre, da una parte, agire nel rispetto di norme ben definite anche dal punto di vista giuridico ed economico e, dall’altra, tenere conto della solidarietà dovuta a quanti abitano le regioni più povere della terra e alle future generazioni”. È urgente “una leale solidarietà inter-generazionale”, “una rinnovata solidarietà intra-generazionale, specialmente nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e quelli altamente industrializzati” e “una solidarietà che si proietti nello spazio e nel tempo”. “È infatti importante riconoscere – sottolinea – fra le cause dell’attuale crisi ecologica, la responsabilità storica dei Paesi industrializzati”, anche se i Paesi meno sviluppati ed emergenti “non sono tuttavia esonerati dalla propria responsabilità”.
«Promuovere energie di minore impatto ambientale». Il Papa rivolge anche un invito alla comunità internazionale a “promuovere la ricerca e l’applicazione di energie di minore impatto ambientale”, sfruttando ad esempio “la grande potenzialità dell’energia solare” e dando attenzione alla “questione oramai planetaria dell’acqua ed al sistema idrogeologico globale”. Ed invita ad esplorare “appropriate strategie di sviluppo rurale incentrate sui piccoli coltivatori e sulle loro famiglie”, ad “approntare idonee politiche per la gestione delle foreste, per lo smaltimento dei rifiuti, per la valorizzazione delle sinergie esistenti tra il contrasto ai cambiamenti climatici e la lotta alla povertà”. Invoca inoltre “politiche nazionali ambiziose”, uscendo “dalla logica del mero consumo” per “forme di produzione agricola e industriale rispettose dell’ordine della creazione e soddisfacenti per i bisogni primari di tutti”. Benedetto XVI chiede alla comunità internazionale “un mondo privo di armi nucleari” ed a ciascuno una revisione dei “comportamenti” degli “stili di vita e i modelli di consumo”: “Tutti siamo responsabili della protezione e della cura del creato”.
venerdì 15 gennaio 2010
Il Movimento 5 stelle per il Veneto fa un po di conti sul nucleare
giovedì 14 gennaio 2010
Guasto a centrale nucleare in Russia
I possibili siti secondo Repubblica
- Trino Vercellese (Vercelli)
- Caorso
- Rovigo (zona compresa tra Adige e Po)
- Montalto di Castro (Viterbo)
- Termoli
lunedì 11 gennaio 2010
“Nucleare, ecco il decreto sui siti cinque zone in pole per le centrali”
Ai Comuni che accettano 20 milioni l´anno di compensazione.
Quattro reattori da mettere in cantiere entro il 2020 e poi altri 4-6 impianti successivi. L´articolato sarà sottoposto al Parlamento e alla conferenza Stato-Regioni.
ROMA Coinvolgere gli enti locali e dargli tanti soldi. Il governo punta su queste due armi per convincere i Comuni ad accettare una centrale nucleare. Il ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha annunciato che oggi porterà in Consiglio dei ministri lo schema di decreto legislativo coi criteri di localizzazione e le compensazioni per i siti dove nasceranno le centrali nucleari.Non ci saranno nomi, ma si darà mandato all´Agenzia per la sicurezza nucleare a definire le zone “eleggibili”: da questi elementi sembrerebbero emergere cinque siti candidati (Montalto di castro, Rovigo, Caorso, Trino Vercellese e Termoli). In particolare sono definiti quattro passi che porteranno alla posa della prima pietra attesa per il 2013. Il governo nei prossimi mesi definisca il suo piano nucleare in un “libro bianco” in cui metterà per iscritto i propri obiettivi, già annunciati più volte dal ministro: 4 reattori da mettere in costruzione entro il 2020 e poi altri 4-6 (dipenderà dalla grandezza) per arrivare ad una capacità installata di 13 mila Mw, cioè una dotazione in grado di soddisfare il 25% del fabbisogno nazionale. Per definire queste “macroaree” l´agenzia si rifarà ai criteri internazionali decisi dalla Aiea e dall´Ocse che definiscono i limiti minimi dal punto di vista della sismicità e della stabilità idrogeologica (rischio di alluvioni e frane). Inoltre l´Agenzia farà una Valutazione Ambientale Strategica che tenga anche conto delle necessità “tecniche” di queste installazioni, su tutte la grande disponibilità di acqua. All´interno di queste aree gli operatori individueranno il sito, e lo sottoporranno di nuovo all´Agenzia e a una Conferenza Unificata (Stato, Regioni, Province e Comuni).A quel punto partirà il normale processo di autorizzazione, con una Valutazione d´impatto ambientale in cui sarà necessario ancora l´accordo degli enti locali coinvolti. Per vincere le resistenze la bozza di decreto prevede compensazioni molto generose: contributo una tantum in fase di costruzione dell´impianto (circa 30 milioni di euro per reattore, ovvero 6 milioni all´anno per 5 anni) divisi tra imprese, residenti casse del Comune ospite e, in proporzioni decrescenti, dei comuni attigui. Il prezzo dell´elettricità sarà fisso a 0,3 euro per MWh (ossia circa 4 milioni all´anno) per un minimo 60 anni; infine la centrale pagherà 13 milioni di euro di Ici all´anno. Insomma, una compensazione da 20 milioni l´anno per ogni Comune coinvolto.Il governo non ha ancora istituito l´Agenzia, che secondo la legge sarebbe dovuta arrivare prima del decreto sulla localizzazione. Le nomine dei vertici sono ancora bloccate dai veti incrociati e per non far scadere la delega il governo ha deciso di invertire le scadenze. Dopo la prima lettura in Consiglio il decreto andrà alle commissioni parlamentari e alla conferenza Stato -Regioni.Per le società, su tutte la joint-venture Enel-Edf, significa stringere il cerchio sui possibili siti; il riferimento ai criteri più moderni dell´Aiea e dell´Ocse e l´obbligo di adottare i reattori di terza generazione (Epr, Ap1000, Abwr) esclude alcuni Comuni che già hanno ospitato centrali nucleari nel passato come Latina o Garigliano. Tra i vecchi siti potrebbero rimanere in corsa solo Trino Vercellese e Caorso. Più probabilmente le attenzioni degli operatori si concentreranno su Montalto di Castro, già di proprietà dell´Enel, e sulla fascia costiera del Sud del Veneto in provincia di Rovigo, in entrambi i luoghi sarebbe possibile costruire due reattori. Appena dietro questi siti possibili, c´è Termoli (Molise), anche se inserito nel gruppo di macroaree sfavorite da considerazioni tecnico-economiche.Infine nel decreto si parlerà anche del deposito delle scorie nucleari, sia nuove che vecchie: in questo caso, sarà ufficializzata la decisione di non cercare più un deposito definitivo (sottoterra), ma uno provvisorio di superficie in grado di stoccarle per diverse decine di anni.La Repubblica 22.12.09