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Il comitato nasce a seguito della minaccia di un ritorno al nucleare resa effettiva dalla Legge Sviluppo “ Le grandi riforme per rilanciare l’economia del paese” approvata in Luglio 2009 dal Governo. Il vecchio piano CNEN risalente agli anni 80’ prevedeva un sito nucleare a Legnago in località Torretta, e ad oggi mancando una definitiva localizzazione degli impianti, quel piano ritorna tristemente alla ribalta. Ad aggravare quest’ipotesi dobbiamo anche registrare l’intervento del Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che ha manifestato quest’estate la disponibilità ad accoglierne una nella nostra Regione. Il comitato si pone come mezzo di contrasto a questa scelta, nel nostro territorio e in tutto il territorio nazionale ribadendo l’importanza di investire nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile in linea con altri paesi europei

sabato 27 marzo 2010

Nucleare, un decreto passato senza sentire le Regioni

(articolo tratto da l'Unità del 18 marzo)

Una beffa. L 8 marzo - festa delle donne - la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto legislativo con cui il Governo vorrebbe spingere l'Italia nell'avventura nucleare.

Il d.l. attua la legge 99/2009 e tuttavia va oltre in un modo che colpisce.

Questo Governo ha fatto tante chiacchiere sul federalismo ma in realt à ha approvato questo testo senza sottoporlo alle Regioni.

In testa al decreto sta scritto: "Preso atto che la seduta del 27 gennaio 2010 della Conferenza Stato-Regioni non si è tenuta" e prosegue con gli altri passaggi di rito: visto, acquisito, ecc.

Il Governo ha considerato non indispensabile il parere delle Regioni sul testo, forse per timore che venisse bocciato.

E un primo schiaffo alle Regioni.

Nei passaggi importanti - allo scopo di aggirare le contrariet à delle singole Regioni sulla localizzazione delle centrali - è previsto il parere della sola conferenza Stato-Regioni.

Il Governo cerca di ignorare che la singola Regione è l unica titolare del diritto di decidere sul suo territorio.

In realt à il Governo sa bene che difficilmente otterr à il consenso delle Regioni e cerca di conseguenza di imbrogliare.

Ne è conferma la fuga dal nucleare, per quanto opportunista, di tutti i candidati della destra alla Presidenza delle Regioni. Per i quali l unico nucleare buono è quello costruito altrove.

Il Governo poi scrive una norma capestro, palesemente incostituzionale, prevedendo che nel caso di disaccordo della Regione interessata ci sia un decreto governativo sostitutivo della mancata intesa.

In altre parole o la Regione accetta le centrali oppure il Governo decider à comunque di farle attraverso questo decreto sostitutivo.

E' necessario che le Regioni, pur in piena campagna elettorale, decidano rapidamente di fare ricorso alla Corte Costituzionale anche contro il decreto legislativo. Per evitare che sopravviva (ormai ha forza di legge) anche ad un giudizio negativo sulla legge 99/2009.

Il d.l. contiene altre perle.

Viene affermata con sicumera l'affidabilit à dell'energia nucleare e questo costituisce il fondamento ideologico della strategia nucleare del Governo, ignorando perfino le preoccupazioni espresse dalle Agenzie per la sicurezza di Francia, Finlandia e Inghilterra su diversi aspetti delle stesse centrali che dovrebbero essere costruite in Italia.

L'Agenzia per la sicurezza ancora non esiste e la legge prevede sia costituita mettendo insieme il personale di 2 uffici pubblici esistenti e senza fondi.

Eppure, stando al dl, l Agenzia dovrebbe controllare le proposte delle aziende per le centrali, i siti, la loro costruzione, ecc.

Chi conosce le Agenzie per la sicurezza di altri paesi non pu ò che rabbrividire di fronte all'approssimazione, alla faciloneria con cui il Governo sta affrontando il nucleare in Italia.

La ciliegina finale è l'autocertificazione prevista per i costruttori di centrali che dovrebbero essere controllati dall'Agenzia che non c ’è .

Alfiero Grandi





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